SESSUALITÀ DONO DI DIO


(Pedron Lino)

 

Introduzione

Parliamo con serenità e con serietà della sessualità che è un dono di Dio.

Non parliamo per chi fonda la sua etica sessuale sugli slogans e sui mezzi di comunicazione, sull’edonismo e sulla morale di massa. La massa non può dettare legge all’uomo. Se l’uomo soggiace alla massa, perde la sua dignità di uomo. Parliamo invece per chi ha il coraggio di confrontarsi anche in campo sessuale con le idee e gli insegnamenti di Gesù Cristo.

Il cristiano deve spazzar via con molta decisione un tabù: che la sessualità abbia qualcosa di macchiato. Dice un teologo: "Nel mondo nulla è sporco; esiste solo un modo sporco di usare le cose pulite. Il male è solo nel cuore dell’uomo".

Il problema della sessualità è insozzato su larga scala dalla pornografia dilagante. Troppa gente si sta accodando a questo costume disdicevole: oggi non sembra più possibile parlare di sessualità senza che venga recepita come qualcosa di poco pulito. Bisogna avere il coraggio di proclamare con tutte le forze che la sessualità è una cosa sana, che è stata creata da Dio e perciò non deve essere imbrattata da nessuno; che la sessualità è finalizzata da Dio alla promozione dell’uomo, cioè alla sua realizzazione, alla sua completezza. E non è solo una realtà sana dell’uomo: è una realtà che eleva l’uomo verso Dio e quindi è una cosa santa.

Tutto ciò che viene da Dio è santo e l’uomo non ha il diritto di inquinarlo: questa è la prima contestazione che i cristiani devono fare. Chi non lo capisce, non ha capito nulla della sessualità. Ecco come parla la Chiesa sulla sessualità in "Orientamenti educativi sull’amore umano" della Sacra Congregazione per l’educazione cattolica: "La sessualità è una componente fondamentale della personalità" (n. 4). "Un aspetto fondamentale della preparazione dei giovani al matrimonio consiste in una esatta visione dell’etica cristiana riguardante la sessualità" (n. 60). "Si deve insistere innanzitutto sui valori umani e cristiani della sessualità per farli apprezzare e per suscitare il desiderio di realizzarli nella vita personale e nelle relazioni con gli altri" (n. 88). "Ogni aspetto dell’educazione sessuale si ispira alla fede e attinge da essa e dalla grazia la forza indispensabile" (n. 110).

L’amore ha sempre l’A maiuscola

L’etica sessuale ha il suo fondamento nella parola di Dio. Nella prima pagina della Bibbia Dio dice: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" ( Gen 1,26). L’uomo è modellato sulla bellezza di Dio. Quando parliamo di etica sessuale, dobbiamo sempre aver chiaro nella mente questo principio: è il faro luminoso che rischiara tutta la problematica umana, in tutti i campi. È un principio elementarissimo che deve ispirare ogni filosofia sull’uomo. Allora partiamo da Dio per capire l’uomo. Chi è Dio? La Bibbia risponde: "Dio è amore" (1Gv 4,8). E allora che cosa sarà l’uomo se è modellato su Dio? L’uomo è una creatura votata all’amore.

Il primo amore è Dio. L’uomo è fatto anzitutto per amare il Primo Amore, Dio; poi per amare i suoi fratelli. L’uomo è una scintilla di amore scoccata dal cuore di Dio. Il nucleo centrale dell’Io umano è l’amore. L’uomo esiste per amare e per essere amato. Quanti fiumi di amore attraversano la vita dell’uomo e la rendono più bella: l’amore paterno, l’amore materno, l’amore filiale, l’amore di amicizia, l’amore dei fidanzati, l’amore coniugale. Dio è la sorgente di tutte queste forme di amore. L’uomo che non impara ad amare è un essere impoverito nella sua essenza più profonda. L’uomo che non ama è una profanazione del progetto di Dio. L’uomo che non ama è votato all’assurdo, alla tristezza, al nulla; diventa uno sgorbio intollerabile a se stesso e a Dio. "Quando al sesso si chiede soltanto il piacere, si perde di vista l’amore. E ciò è distruggere con le nostre mani quanto di più bello Dio ha progettato per noi" (G. Bosticco).

L’amore è comunione

L’amore è comunione. L’amore di una mamma è vivere per il suo bambino, è comunione con la sua creatura. L’amore di due amici è condividere tempo, affetti, gioie e pene.

Dio è amore. Ma l’amore è comunione. Dio allora è la più alta realtà di comunione. Per questo la Sacra Scrittura ci presenta Dio non come un solitario, ma come una realtà sublime di comunione: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Tre persone in comunione di amore infinito.

Anche l’uomo che ama è una realtà di comunione: comunione con le cose, con le persone, con Dio.

La vita dell’uomo è un cammino per imparare ad amare: prima i genitori, poi la famiglia, poi gli amici, poi una persona in particolare. E attraverso questo esercizio di comunione l’uomo matura verso la grande comunione con Dio che è il suo destino supremo.

La sessualità

La sessualità affonda le sue radici nella socialità dell’amore. Dio ha messo nelle profondità dell’essere umano delle esigenze profonde di comunione: porta l’uomo alla ricerca di Dio, fino alla comunione con lui.

La socialità è un’altra di queste esigenze profonde di comunione con i fratelli. Se si spegnesse nell’uomo il desiderio di dialogare con gli altri, sarebbe uno dei segnali più funesti della sua disgregazione psichica.

La sessualità è un’altra esigenza che porta l’uomo verso una comunione profondissima con un "tu" particolare.

La sessualità dunque è una forza voluta da Dio per il bene dell’uomo, per la sua maturazione a una comunione profonda, per realizzare un progetto di Dio. Non è una forza cieca, è una tensione accesa da Dio, voluta da Dio; è un sapiente progetto di amore per l’uomo. Sullo stelo della sessualità deve sbocciare l’amore: è questa l’intenzione di Dio.

Questa forza che spinge verso un "tu" particolare è un dono sapiente di Dio, non è forza disordinata e cattiva. Perciò va accolta, difesa, aiutata, purificata fino a maturarla in autentico amore.

Anche l’animale ha l’istinto sessuale. Che differenza c’è tra la sessualità dell’uomo e quella dell’animale? La differenza è questa: l’uomo è libero, fa delle scelte; l’animale non ha facoltà di scegliere. Qui sta la grandezza dell’uomo: è libero anche di fronte alle sue esigenze più profonde. L’uomo ha il potere di dirigere il suo istinto sessuale e di disciplinarlo; ha il potere di razionalizzare e finalizzare l’istinto; ha il potere di utilizzare l’istinto per orientarlo all’amore.

Quando l’istinto sessuale è cieco, l’uomo si degrada e decompone la sua dignità. "Il peccato sessuale consiste nel separare la sessualità dall’amore. L’uomo viene convogliato sulla strada dell’egoismo che lo impoverisce e talvolta anche lo abbruttisce" (G. Bosticco).

Un’intuizione di Kafka

Il genio di Kafka è stato colpito da un grosso problema dell’uomo: nell’istinto dell’uomo c’è qualcosa di rotto. Sì! Kakfa ha ragione. La parola di Dio lo conferma. Nella storia dell’uomo, secondo la Bibbia, c’è un momento buio dal quale comincia per l’uomo un processo di decadimento morale. L’uomo è stato travolto dal male. Basta aprire gli occhi per constatare la fragilità morale dell’uomo: in tutti i tempi è stato un debole, travolto dalla sua debolezza. Il cammino dell’uomo è reso difficile dalla sua debolezza congenita e dalla perversione che lo circonda. Il suo cammino è difficile, ma nulla è cambiato nel suo destino, nulla è cambiato nel suo progetto originale: i suoi istinti profondi sono sani, l’istinto sessuale è sano e orientato alla completezza dell’uomo, alla sua maturità, alla sua pienezza. Solo che dopo il peccato originale occorrono all’uomo vigilanza e fermezza: non può fare l’ingenuo come se nulla fosse successo.

L’uomo ha bisogno di un Salvatore: ha bisogno di luce per capire, per vederci chiaro; e forza per camminare, per innalzarsi. Questa luce che lo illumina è una persona (cfr. Gv 1,9). Questa forza che lo sostiene è Gesù Cristo. In Cristo l’uomo è salvato, recuperato, rafforzato, trasformato, rinnovato: in lui trova una speranza nuova, orizzonti nuovi, immensi, che giungono fino alla santità.

Il problema dell’uomo è uno solo: accogliere Cristo, entrare nella sua vita, radicarsi in lui. L’uomo ben piantato in Cristo non può essere travolto dal male.

Accogliere Cristo

È solo Cristo che guarisce l’uomo e lo rafforza. È solo Cristo la luce vera dell’uomo e la salvezza che non delude. Cristo è venuto per medicare le debolezze dell’uomo, per aiutarlo a fare la scelta giusta, per dargli costanza nella lotta, per camminare passo passo al suo fianco. Leggiamo nella GS, n. 10: "La Chiesa crede di trovare nel suo Signore e Maestro il centro e il fine di tutta la storia". E Giovanni Paolo II ci dice: "È solo in Cristo che l’uomo comprende se stesso". Se crediamo realmente in Cristo redentore dell’uomo, non ha più senso il pessimismo, è vinta la paura: l’uomo, con Cristo, può sfidare la sua debolezza e la perversità del male che lo circonda. Con Cristo può camminare spedito sulla strada del suo destino di uomo divinizzabile e divinizzato. Anche la sessualità dell’uomo, di conseguenza, trova in Cristo una guida sicura. L’uomo deve imparare a fidarsi di lui. Deve imparare a pregare: la preghiera è la forza di Dio che diventa nostra. Deve imparare a ricevere la luce: la parola di Cristo è il sole che illumina ogni problema umano. Deve imparare a modellarsi: Cristo non è un modello di uomo da ammirare, ma da imitare. L’uomo deve entrare in un profondo rapporto di amicizia con lui. Nessuna debolezza grave è possibile per chi è giunto a una intimità vera e profonda con Cristo; egli elimina a poco a poco tutto ciò che è difforme da Cristo, tutto ciò che dispiace a Cristo: l’impurità non può coesistere con Cristo, come le tenebre non possono coesistere con la luce.

Scrive l’apostolo Paolo: "Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice ai santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolatri - avrà parte al regno di Dio e di Cristo. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l’ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate dunque niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce..." (Ef 5,3-8). "Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate Dio nel vostro corpo" (1Cor 6,19-20).

Formarsi all’amore

È Cristo il grande maestro dell’amore, dell’amore vero, forte, costante. Cristo è molto esigente in fatto di amore: lui ci ha amati fino a dare la sua vita per noi. L’uomo che non sa formarsi all’amore non può risolvere i problemi della sua sessualità. Non illudiamoci: la formazione all’amore è una scuola ardua, ma se ci fidiamo di Cristo, lui saprà guidarci alla meta.

Amare è voler bene, è volere il vero bene ed è fare il vero bene della persona amata. Amare è elevare, mai abbassare; è rafforzare, mai indebolire; è comunicare felicità, mai sprofondare la persona che si ama nella frustrazione e nella colpa. Amare è medicare la fragilità di chi si ama, è colmare il vuoto, è dare un ideale, è trasmettere fede e speranza.

Amare non è mai cercare il proprio interesse, non è mai sfruttare, non è mai strumentalizzare la persona amata. L’amore esige prima di tutto di vincere il proprio egoismo. Amare è donarsi.

Piange il cuore al vedere tanti fallimenti nell’amore, tanti matrimoni sfasciati, tante famiglie distrutte. Perché succedono questi disastri? Per un motivo molto semplice: all’origine di questi matrimoni non c’era sufficiente formazione all’amore; c’era dell’attrazione, della simpatia, c’erano degli interessi di vario genere e a vari livelli, ma il tutto era inquinato da una dose più o meno grande di egoismo e di strumentalizzazione dell’altro.

Amare è donarsi. Ma come può donarsi chi non si possiede, chi non sa controllare e gradatamente diminuire, fino a farlo scomparire, il proprio egoismo?

Donarsi è vivere per la persona amata, è sacrificarsi per la persona amata.

L’amore che non è eterno, non è amore.

L’amore che non è esclusivo, non è amore.

L’amore che non è puro, non è amore.

L’amore che non impegna tutta la vita, non è amore.

Sono necessarie due tappe nella formazione all’amore:

1) bisogna formarsi nel dare;

2) bisogna formarsi nel ricevere.

Bisogna formarsi a dare senza impoverire, senza abbassare, senza regredire.

Bisogna formarsi a ricevere, ad accogliere il dono dell’altro senza strumentalizzarlo, senza defraudarlo, senza impoverirlo.

Bisogna imparare a dare e a ricevere per progredire insieme nel dare e nel ricevere.

Formarsi alla libertà

Finché uno è schiavo di se stesso non è preparato per amare. Finché predominano in lui la volgarità e la sensualità è immaturo all’amore. Fino a quando uno non sa comandare a se stesso non è capace di amare. Sono verità dolorose e doverose che bisogna ribadire con coraggio alla gente di ogni età, sesso e vocazione. Gesù Cristo è esigente con la nostra formazione all’amore: per questo è esigente con la nostra formazione alla libertà interiore. È alla sua scuola che impariamo la vera libertà, quella interiore, profonda.

Cristo parte dal cuore, dal pensiero, dal più profondo dell’uomo. Ci insegna che è lì che bisogna combattere la prima battaglia della nostra libertà: "Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" (Mt 5,27). Il tradimento e la sensualità hanno un’origine profonda: non cominciano dagli atti, ma dai pensieri, dal cuore. Dunque è lì la prima libertà da conquistare: il dominio del proprio pensiero. Cristo l’ha spiegato chiaramente: "Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive: prostituzione, adulteri, cupidigie, malvagità, impudicizie... Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo" (Mc 7,20-23).

La prima conquista per la libertà è la pulizia nei pensieri. Piaccia o non piaccia, questo è l’insegnamento di Cristo. Chi è sporco nei pensieri non è un uomo libero. E l’uomo che non è libero è immaturo per l’amore: cercherà sempre e soprattutto se stesso.

Gesù condanna la sensualità quando questa imprigiona la libertà dell’uomo. Ascoltiamo la parola di Dio: "O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1Cor 6,9-10). "Quanto alla fornicazione, e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra di voi, come si addice ai santi" (Ef 5,3). "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello" (1Ts 4,3-6).

Il cristianesimo non scende a patti con l’impurità e neppure con i compromessi del lassismo sessuale. Il pensiero di Dio è chiaro a questo riguardo: "Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatrìa, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio" (Gal 5,19-21).

La vita dell’uomo deve spaziare in orizzonti diversi. Dio ha dettato con chiarezza il cammino per l’uomo ragionevole: "Il corpo non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Non sapete che siete tempio dello Spirito e che non appartenete a voi stessi?" (1Cor 6,13). Perciò Gesù Cristo dice no alla masturbazione quando è colpevole, volontaria, cosciente, perché lede profondamente la libertà dell’uomo. La masturbazione (anche la psicologia lo conferma) è lesiva della personalità, è un ripiegamento egoistico, è una deturpazione della natura, è un segno grave di immaturità.

L’impurità è una devastazione grave della libertà. Noi pensiamo, parliamo, operiamo secondo quello che siamo. L’istante in cui diventiamo schiavi dell’impurità non siamo più liberi nel pensare, nel parlare e nell’agire.

La masturbazione si può vincere. La sincerità con se stessi e la volontà decisa di correggersi sono le prime condizioni richieste per la riuscita. Può essere di grande aiuto il dialogo con un sacerdote o con altra persona degna della nostra fiducia: essi possono insegnarci a lottare nel modo giusto e a non perderci d’animo per gli eventuali insuccessi.

Chi lotta con metodo e intelligenza, chi prega, chi celebra frequentemente e con fede i sacramenti, può uscire in breve tempo da questa cattiva abitudine. È urgente cominciare subito, perché la masturbazione è diseducazione all’amore e crea una psicologia egoistica, incapace di amare: fa evadere dalla realtà e butta in uno squallido mondo di egoismo. Così parla la Chiesa sulla masturbazione: "La masturbazione costituisce un grave disordine morale principalmente perché fa uso della facoltà sessuale in un modo che contraddice essenzialmente la sua finalità, non essendo al servizio dell’amore e della vita secondo il disegno di Dio" (Sacra Congregazione per l’educazione cattolica, Orientamenti educativi sull’amore umano, n. 98). "La masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato. In generale l’assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone" (Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale, n.9).

Formarsi al sacro

È la mancanza di formazione al senso del sacro ciò che manca maggiormente nell’etica sessuale. Quando si pensa che Dio ha legato all’atto sessuale il miracolo della trasmissione della vita, non si può prendere con leggerezza il problema sessuale. Chi profana la sessualità, compie un delitto, perché Dio l’ha coordinata con tutto l’essere umano, l’ha legata al fisico, alla psiche, al mondo affettivo: l’ha innestata alle ricchezze più profonde dell’essere.

Nel progetto di Dio l’essere umano è un miracolo di sapienza, e la sessualità è uno degli aspetti più nobili dell’uomo, perché Dio l’ha voluta come mezzo per la trasmissione della vita umana.

L’atto sessuale è un atto sacro perché Dio l’ha fatto sacro. Nella spiritualità indù, gli sposi sono invitati a compiere l’atto coniugale come un rito sacro, nella preparazione spirituale e nella preghiera. Se Dio stima così l’atto sessuale, nessuno deve profanarlo o farlo oggetto di sfruttamento, di egoismo, di volgarità. L’atto sessuale non è un gioco e tanto meno un atto di egoismo: può essere vero, umano, dignitoso e secondo la volontà di Dio, solo se è un atto di amore.

Gli sposi cristiani compiono l’atto sessuale come espressione di amore a Dio, al coniuge e ai figli. Per arrivare a questo livello di significato e di contenuti, bisogna pregare e purificarsi dai propri egoismi. Vista in questa luce, la sessualità diventa esigente, bella e santa.

È per questo che la Chiesa ha sentito il bisogno di scrivere un documento specifico sulla sessualità ("Orientamenti educativi sull’amore umano") dove è detto con chiarezza e solennità che "compito della catechesi è illustrare i valori positivi della sessualità". È proprio in questo documento che si lamenta l’assurdità di fare della preparazione al matrimonio una catechesi "occasionale". No! Il fidanzamento va vissuto come un itinerario di fede, un catecumenato: "Questa catechesi deve essere convenientemente continuata, così da diventare un vero e proprio catecumenato".

Risposte ad alcune domande

1) Che male c’è? Fanno tutti così!

È la coscienza formata e bene informata che deve ispirare gli atti di ogni uomo. E per il cristiano è la coscienza illuminata dagli insegnamenti di Cristo. Il fatto che facciano tutti così o il contrario di così non significa nulla: bisogna vedere se è giusto o sbagliato.

Dio vuole che l’amore sia crescita, non distruzione. La sessualità senza freno non fa crescere l’amore, ma lo indebolisce, perché è egoismo. È per questo che Dio ci chiede di dire no alle scelte istintive di comodo: perché sono egoismo e non amore, perché ci fanno camminare verso il basso e non verso l’alto.

I matrimoni che si sfasciano sono quasi sempre cominciati male: erano stati fondati su tante cose, ma non sull’amore, sul sacrificio, sul dominio di sé. Fino a quando cerchiamo l’altro/a a motivo del nostro egoismo, inquiniamo e distruggiamo il nostro amore e il suo. Se l’amore ha sempre bisogno di sensazioni, di divertimento, di soddisfazioni sessuali, è un amore egoistico e immaturo. Meglio sarebbe dire senza mezzi termini: non è amore.

Dio ci chiede un amore che sappia reggere alle difficoltà della vita, un amore che resista ai capricci del momento, un amore che cresce e si purifica ogni giorno.

2) La castità è possibile?

Sì, la castità è possibile. Però è necessario che non sia l’egoismo la realtà che ispira la vita. Cristo ha voluto che nella sua Chiesa esistessero persone di ogni età disposte a vivere nella castità perfetta per tutta la vita.

Nella Chiesa esistono circa un milione di donne e un milione di uomini (religiosi e preti) che si sono impegnati in nome di Gesù Cristo a vivere nella castità totale e perfetta.

In tutte le grandi religioni storiche (eccettuato forse l’Islam) esiste il culto della castità perfetta. Questo dimostra che la castità è possibile all’uomo, anche la castità perfetta che la Chiesa richiede fino al matrimonio.

3) La masturbazione non fa male a nessuno. Perché la Chiesa la condanna?

Non è la Chiesa che la condanna, è Gesù Cristo. E la condanna perché è la tomba della libertà. La masturbazione è egoismo, è ripiegamento su se stessi e chiusura verso gli altri. La masturbazione intacca la personalità e impedisce di crescere nell’amore. Questo male rischia di diventare un’abitudine, e l’abitudine crea a poco a poco una mentalità egoistica che soffoca lo sviluppo della personalità. È un male che si può sradicare: l’uomo può vincere qualunque vizio quando lo vuole veramente. Il cristiano poi ha in sé la forza di Cristo e quindi è fortemente facilitato e sostenuto.

4) Tutti gli psicologi consigliano i rapporti prematrimoniali. È vero?

Gli psicologi onesti no. E gli psicologi cristiani ti diranno sempre che i rapporti prematrimoniali ti fissano nell’immaturità e nella falsità perché ti comporti da sposato senza esserlo. Erich Fromm scrive: "La prima condizione dell’amore è la libertà. Libertà nel senso di essere privi di pastoie, di non essere legati e inceppati dalle cose e dal proprio io". La schiavitù del sesso, il non saper comandare alle proprie passioni è una prigione che non lascia liberi per pensare, fare e risolvere i tanti altri problemi della vita. E chi non impara a comandare a se stesso durante il fidanzamento non saprà comandare a se stesso neppure nel matrimonio; e così ci si trascina dietro per tutta la vita il problema.

5) Perché il matrimonio in Chiesa? Cosa c’entra la Chiesa?

La Chiesa c’entra per un motivo semplicissimo e importantissimo: noi siamo esseri fragili e il nostro amore è una cosa così seria e importante che richiede una forza più grande di quella che abbiamo. Noi abbiamo bisogno di Gesù Cristo.

Il matrimonio cristiano è questo: Gesù Cristo che unisce un uomo e una donna e dà loro la forza di amarsi fino alla morte, donandosi totalmente, sfidando tutte le vicissitudini della vita, i momenti facili e difficili dell’amore, le incomprensioni, le gelosie e gli egoismi.

Abbiamo bisogno di Cristo che purifichi il nostro amore, che lo renda forte, costante, pronto ad affrontare gli immancabili sacrifici. Ecco perché c’è un sacramento, ecco perché Gesù vuol entrare nel matrimonio. Un uomo deve sentire il bisogno di fare entrare Cristo nel suo matrimonio proprio perché ama la sua donna, perché non la vuole deludere, perché non la vuole ingannare. E lei ha bisogno di Cristo per saper rispondere all’amore del suo uomo in modo totale e per sempre. È questo il senso del sacramento del matrimonio cristiano.

6) La castità è difficile?

Sì, la castità è una vetta altissima, è una parete di sesto grado: richiede allenamento e attrezzatura per la scalata. Chi lascia allo stato brado i suoi istinti, non è allenato alle vette. Chi accontenta se stesso in tutto, chi non ha il dominio di sé, chi non sa mortificarsi e fare dei sacrifici, non riesce a essere casto. Scrive san Paolo: "Ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo aver predicato agli altri venga io stesso squalificato" (1Cor 9,25-27).

Oltre questo allenamento continuo ed esigente, occorre l’attrezzatura. L’attrezzatura fondamentale per la castità è la preghiera: senza di essa la castità è impossibile. La preghiera è la potenza di Dio che entra in noi e ci dà tutta la forza necessaria per superare le difficoltà e le tentazioni: "Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla" (1Cor 10,13). Ma bisogna imparare a pregare, bisogna essere costanti nella preghiera. Non basta una preghiera appiccicata alla nostra vita come un francobollo: occorre imparare a pregare e a migliorare e qualificare la nostra preghiera. Chi impara a pregare, impara la strada della castità.

Poi c’è una seconda attrezzatura: la vigilanza. Siamo fragili. Non dobbiamo peccare di ingenuità. Chi è presuntuoso e non ha paura della propria debolezza, è difficile che si salvi dai tranelli della sessualità.

7) Chi sceglie come ideale il celibato per tutta la vita, deve avere delle doti eccezionali?

No! È semplicemente uno chiamato da Dio e ha la grazia per rispondere a questa chiamata. Chi sceglie il celibato e lo sa mantenere per tutta la vita, non è un essere eccezionale; è un uomo in carne e ossa che lotta come tutti gli altri contro i suoi istinti, che si sente debole come gli altri, ma che ha trovato un segreto che lo rende forte: Cristo.

Normalmente non basta un ideale alto e nobile per sorreggere la castità perfetta. Ci vuole una forza che difficilmente viene dall’uomo, ma va implorata da Dio. Chi sceglie il celibato "per il regno di Dio", si propone come ideale l’imitazione di Cristo.

Ma è indispensabile un’impostazione di vita che sorregga la debolezza: normalmente è necessaria una vita comunitaria fervente e una vita di preghiera profonda.

8) Ma è necessaria una scelta simile? Perché la Chiesa la incoraggia?

Se Gesù ha vissuto la castità perfetta, se l’ha chiesta a coloro che lo volevano seguire più da vicino, è segno che per il mondo, per la Chiesa, per la salvezza dell’umanità, è necessario che ci siano uomini e donne capaci di vivere nella castità perfetta per tutta la vita.

Siamo così uniti nel nostro destino che il peccato anche di uno solo fa scendere il livello di tutta l’umanità. Viceversa un atto generoso e buono fa salire il livello del bene nel mondo. Nel mondo c’è degradazione morale. Ma non dobbiamo essere pessimisti finché esistono uomini e donne capaci di vivere con l’aiuto di Dio la castità perfetta: essi elevano il mondo.

Poi, forse, c’è un’altra ragione per cui Cristo ha scelto la vita di castità perfetta: per dimostrare a tutti che è possibile vivere casti. A coloro che obiettano che la castità è impossibile, credo che non serva rispondere a parole che è possibile.

Questa dichiarazione sbagliata ha bisogno di una confutazione lampante. La confutazione che viene dalla testimonianza, spesso eroica, di migliaia di uomini e di donne che in nome di Cristo e per un servizio generoso ai fratelli sono capaci di vivere nella castità per tutta la vita.

Gandhi diceva che il nerbo della Chiesa, ciò che dava vigore al suo annuncio e copriva le sue macchie, era il celibato dei suoi preti. È un eroismo la castità perfetta per tutta la vita! Cristo l’ha chiesta ai suoi discepoli perché col loro dono rafforzassero la volontà di lotta di tutti i loro fratelli.

9) Che cosa bisogna chiedere a due ragazzi che si amano e vogliono prepararsi seriamente al matrimonio?

Prima di tutto bisogna chiedere loro che accettino la sfida di Dio, cioè la sfida dell’amore. Il fidanzamento è la prova del loro amore. Ma senza castità non c’è prova. I fidanzati che non sanno vivere casti vanno al matrimonio con questo rischio: di non aver provato seriamente il loro amore.

Ecco un programma di vita per le coppie che vogliono prepararsi seriamente al matrimonio:

 

a) Istruzione. Riscoprire la fede, rinnovarla, fondarla su basi solide. È dalla testa che comincia la promozione della coppia. Occorrono una solida formazione biblica, una cultura teologica e liturgica, una seria formazione alla preghiera e, attraverso i gruppi di revisione di vita, un lungo allenamento al dialogo.

 

b) Educazione del cuore. I fidanzati devono imparare ad amare soprattutto i propri familiari. Certi giovani non rispettano i loro genitori, non li amano, non sanno fare alcun sacrificio per loro. Prima di fondare una famiglia nuova, essi devono scoprire la propria famiglia di origine ed evitare tutte le ingiustizie, le durezze, le pretese e i comportamenti errati verso di essa. Chi ha il cuore duro verso i genitori avrà il cuore duro anche verso il proprio coniuge quando saranno passati i primi momenti di poesia. Quando i giovani avranno imparato a comportarsi bene con i genitori, allora sarà venuto il tempo che ragazzo e ragazza, insieme, si diano alla carità fuori casa.

Quanto c’è da fare! I campi della carità sono aperti a ogni forma di impegno: malati, poveri, emarginati, drogati, alcolizzati...

Ai due fidanzati bisogna proporre spesso queste situazioni perché non si perdano in sciocchezze o in egoismi, ma crescano nello spirito di servizio. Questa è la formazione all’amore!

 

c) Educazione della volontà. Per formare una famiglia occorre la formazione al sacrificio. Bisogna avere il coraggio di proporsi una vera regola di povertà. Naturalmente tutto questo può essere proposto solamente dopo che il giovane avrà scoperto la preghiera e l’amore alla parola di Dio. Senza allenamento al sacrificio non c’è preparazione seria al matrimonio.

 

d) Educazione dell’affettività. Non è una cosa semplice. È importante prima di tutto allenarsi a rendere l’affetto concreto e profondo. L’affetto deve partire dal rinnegamento di se stessi. Se l’affetto non è capace di fare dei sacrifici è solo sentimentalismo, non è affetto vero. Questo va ribadito con forza ai fidanzati. L’affetto è autentico quando si impara a sacrificare i propri gusti, a perdere, a tacere, a dare, a rinunciare.

Ciò richiede prima di tutto che essi imparino a smussare gli spigoli del proprio carattere, a togliere dai propri atteggiamenti tutto ciò che, ragionevolmente, non piace all’altro e agli altri. I comportamenti urtanti pongono dei gravi condizionamenti al rapporto di coppia e ne mettono in serio rischio la durata nel tempo.

Finché non si impara a vincere le storture del carattere, non si costruisce la vita a due. L’offendersi con facilità, l’essere sospettosi, ripiegati su se stessi, meschini, permalosi, gelosi oltre misura: tutti questi difetti vanno curati in tempo, evitando di rimandare a domani le cose serie, ossia dopo il matrimonio.

Per fare questo bisogna allenarsi al dialogo e alla revisione di vita. Molti non sanno dialogare perché non hanno imparato. Dialogare non è chiacchierare molto e di tutto: è parlare seriamente centrando gli argomenti utili e validi, e lasciando spazio anche agli altri di dire il loro parere anche, e soprattutto, se è diverso dal nostro. I giovani che si allenano alla revisione di vita in gruppo, ogni settimana, fanno un’esperienza eccezionale che servirà loro nel matrimonio per il dialogo di coppia e con i figli.

 

e) La direzione spirituale basata su un’amicizia profonda con una coppia di sposi veramente cristiani e con un sacerdote. Occorrono le due cose: nell’amicizia con una coppia veramente cristiana i fidanzati riescono a entrare con più facilità nelle problematiche future, a prevedere e a provvedere in tempo. Nell’amicizia con il sacerdote cerchino soprattutto l’incontro con un uomo di Dio.

 

f) Sognare. I fidanzati devono sognare cose grandi. Se non si sogna da fidanzati, si rischia di non sognare mai più. La vita butterà giù qualcuno di questi sogni, ma resterà una grande generosità nell’affrontare i problemi della vita. Fortunate le coppie che vivono inserite in gruppi che stimolano grandi ideali. Alcuni di questi sogni, di questi ideali, presto o tardi diventano realtà. Le coppie che coltivano grandi ideali difficilmente saranno chiuse nei loro egoismi.

La grandezza del matrimonio

Trascriviamo una pagina di Bonhoeffer sul matrimonio cristiano: "Il matrimonio è più del vostro amore reciproco. Ha maggiore dignità e maggiore potere. Finché siete solo voi ad amarvi, il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio siete invece un anello della catena di generazioni che Dio chiama al suo regno. Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità. Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo e ne diventate responsabili. Il sentimento del vostro amore appartiene solo a voi. Il matrimonio invece è un’investitura, un ufficio. Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia; occorre che gli riconoscano l’incarico di regnare.

Così non è la voglia di amarvi che vi stabilisce come strumenti della vita. È il matrimonio che ve ne rende atti. Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio: è il matrimonio che porta sulle spalle il vostro amore. Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi, è lui che lo fa. Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte ad ogni pericolo che la minaccia dall’interno e dall’esterno.

Dio è il garante dell’indissolubilità. È una gioiosa certezza sapere che nessuna potenza terrena, nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio ha unito" (Resistenza e resa, Bompiani, Milano, 1969, p. 86 ss.).

L’altra strada

L’amore è inesauribile. L’amore cammina anche per un’altra strada: la strada della castità per il regno di Dio. È una scelta impegnativa come la fedeltà matrimoniale. Qualche volta è una scelta eroica fatta in nome di Cristo e con la forza che solo Cristo può dare. È una scelta frutto d’amore: è solo per amore a Cristo e ai fratelli che si può compiere questa scelta per tutta la vita. È un dono di Dio capire la castità. Quando Cristo ne parlò disse: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso... Chi può capire, capisca" (Mt 19,11-22). È un dono di Dio capirla, ma è un dono ancora più grande accettarla e portarla avanti tutta la vita per amore a Dio e ai fratelli. La castità per il regno di Dio è mettere a disposizione dei fratelli tutta la propria capacità di amare, a imitazione di Cristo.

Nella Chiesa gli sposi e i fidanzati hanno bisogno di vedere e di stimare questo carisma della castità assoluta per il regno di Dio: è un richiamo alla loro generosità nell’amore, un invito alla purificazione e alla elevazione continua del loro amore, è una ricchezza immensa della Chiesa per medicare ogni debolezza umana dell’amore.

I rapporti prematrimoniali

Veniamo subito al nocciolo del problema: perché la Chiesa è contraria ai rapporti sessuali prima del matrimonio e invece è favorevole dopo la celebrazione del matrimonio?

Per un motivo semplicissimo e importantissimo. Prima del matrimonio i due fidanzati non si appartengono davanti a Dio perché egli non li ha ancora uniti in modo indissolubile con la celebrazione del sacramento: non sono vincolati, non sono coniugati. C’è un punto esatto in cui i due diventeranno l’uno dell’altro, si apparterranno completamente, definitivamente. Questo momento solenne è sancito da un atto sacramentale, cioè da un giuramento di donazione davanti a Dio. È il passo decisivo che inaugura e impegna il futuro della coppia davanti a Dio, alla Chiesa e alla società civile. Non è l’amore reciproco che unisce i due, ma è Dio che li unisce: "Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi" (Mt 19,6). Per compiere l’atto matrimoniale, che è un gesto che fonda la famiglia, bisogna che i due si appartengano davanti a Dio, che siano stati uniti da Dio.

L’atto sacramentale non aumenta l’amore dei due né regala loro quelle virtù che prima non avevano, ma riconosce ai due il diritto e li investe della responsabilità di fondare una famiglia.

Ma perché questa severità della Chiesa?

La Chiesa tutela la libertà dei fidanzati fino all’ultimo istante prima del matrimonio. La Chiesa è realista e conosce la fragilità di tanti fidanzamenti che non arrivano di fatto al matrimonio. Perciò essa chiede che l’atto matrimoniale, che sancisce l’amore dei due, sia compiuto solo quando è fatta la scelta irrevocabile. Non prima.

La Chiesa dice no ai rapporti sessuali prematrimoniali perché con essi si pregiudica il futuro della coppia. È solo con il matrimonio che i due accettano il futuro per se stessi e per i propri figli. Tanto è vero che se uno non se la sente di continuare può lasciare l’altro e, magari, proclamando il diritto sacrosanto di poterlo fare perché non lo aveva ancora sposato. Per i rapporti si pretenderebbe di avere tutti i diritti anche prima del matrimonio, per i doveri invece non se ne vorrebbe mezzo.

La Chiesa dice no ai rapporti prematrimoniali perché costituiscono una scelta di falsità.

Il rapporto matrimoniale esprime una unione totale e definitiva, ma i fidanzati sanno che potrebbero tornare indietro, anche se la loro decisione di andare avanti è seria. Essi si comportano da marito e moglie senza esserlo, esprimendo una donazione vicendevole che non c’è ancora. È un atteggiamento falso. "Pongono il segno del matrimonio senza che vi sia il matrimonio" (Doc. dell’Episcopato tedesco). Si donano il corpo senza essersi donati la vita. E questa è superficialità. È falsità.

Tutti i motivi che abbiamo esposto non sono ancora sufficienti. Esiste una motivazione molto più forte che nessuno potrà mai negare se è sincero e onesto: l’atto matrimoniale è un atto sacro perché ad esso Dio ha legato il mistero della vita. Ci pare impossibile che una persona, quando ha capito il mistero della vita, possa accostarsi al matrimonio con superficialità. Una famiglia che nasce male è un guaio per tutti.