UN'ORA DI AMORE ALLA  VERGINE DESOLATA

 

Introduzione:

O Vergine Desolata, informata ai sentimenti della Tua eroica fortezza vengo a Te che ritta e costante, per tre lunghe ore continue hai assistito il Tuo Figlio Divino pendente dalla Croce ed agonizzante, immerso nel più crudele strazio... Hai visto l'Angelo della morte, appressarsi pian piano a Gesù morente, e con la spada ha separato la Sua anima dolcissima dal Suo corpo purissimo, quasi giglio candido divelto dal Suo stelo; piegarsi dolcemente e languire nel sonno mortale... mentre il soldato con la sua lancia crudele ne squarciava profondamente il petto adorato e ne distillava dal Suo cuore le ultime stille del Suo preziosissimo Sangue, miste ad acqua.

O dolore incomprensibile della mia dolce Madre! Ben a ragione ripeti ancora le meste espressioni del Profeta, dalle pendici sanguinanti del Golgota: "O Voi tutti che passate per le vie del dolore, vedete se vi è dolore simile al mio dolore".

O Divina Desolata, salgo animosa e fidente assieme ai discepoli del Tuo Gesù, Giuseppe e Nicodemo, che compirono il pietoso ufficio di assistere ed onorare coi loro ossequi il Tuo Figlio morto, e raddolcire alquanto l'immenso Tuo dolore. Mi unisco ancora al Pio Giovanni, che ormai è divenuto Tuo figlio adottivo, come lo sono anch'io per disposizione testamentaria d'amore del Tuo Gesù, pendente dalla Croce... Mi associo ancora alla fervente Maddalena, bagnata e purificata dal sangue di Gesù; alle sante donne che Ti recarono sollievo e conforto, nella Tua estrema desolazione.

O dolce Madre, voglio piangere devotamente con Te, la morte crudele del Tuo Gesù. Accogli pure i miei cocenti affetti... le mie povere espressioni... voglio consolarti, o cara Mamma... raddolcire il Tuo pietoso affanno... e pronunziare con Te, nel mesto silenzio del cuore, il rassegnato Fiat.

Affetti e preghiere

O Vergine tutta santa, che fosti la più fortunata e la più martirizzata di tutte le madri, permetti che mi associ col cuore a tutte le tristezze, ai tuoi materni dolori... Prendano parte tutti gli altri alle tue gioie, ma per me, tenera Madre mia, preferisco di essere la beniamina Tua, negli acerbi dolori che straziano il Tuo nobile cuore, ed il privilegio di partecipare alle Tue pene, di tergerti le lacrime, di soffrire con Te e con Gesù, e dietro le Tue orme, ascendere il santo monte Calvario.

Ah! seguitiamo, anime pie, circondiamo la nostra Madre, e non lasciamola sola salire l'erta nel monte della mirra! Ella va a soffrire per noi, oh! andiamo a soffrire anche noi per Lei! Venite, o figli benedetti dei dolori di Maria, là, ove trovasi la Madre, trovar si debbono i figli. - Deh! non permettete, o cara Madre, che le lacrime di Gesù e le Tue vadano perdute pei redenti del Calvario, nè che resti infruttuoso al Tuo sacrificio per noi; ma ottienici che, con la Tua costanza, col Tuo amore, noi sappiamo applicarcene i meriti... e tutti i cuori che Ti benedicono e piangono con Te sulla terra, siano fatti degni per la virtù dei Tuoi dolori; goderti con Gesù, e benedirti per sempre nel Cielo. Così sia.

 

Stazione I:  Maria santissima vede chiudere Gesù nel sepolcro

I pii discepoli di Gesù, dopo aver salito animosi il Calvario, si accinsero a deporre dalla Croce il Corpo Santissimo del Maestro... scendendo piano dal patibolo quella Salma divina... Maria assiste a quel pietoso ufficio, e, nel silenzio della sua anima addolorata, contempla quelle Mani divine, sempre alzate a benedire le turbe che lo seguivano affollate nella sua vita trascorsa, quelle Mani che tergevano lacrime, rimarginavano ferite, sanavano infermi, operavano prodigi ineffabili, e all'estremo della vita, operarono il massimo prodigio: benedicendo il pane ed il vino, li transustanziò nel Suo Corpo e Sangue purissimo, creava l'Eucarestia. Ed ora, la pietosa Madre le vede immote e gelide... Vede quei piedi sacrosanti, traforati dai chiodi, che portavano dovunque quella divina Persona... spargendo pace e conforto, ed ora li contempla inermi e senza vita...

Deposto Gesù dalla Croce i pii discepoli adagiano sul seno della Madre l'esanime Corpo del Maestro... ed oh! scena commovente e straziante, che solo gli Angeli possono descrivere. O divina Desolata! quale fu il tuo dolore nel vederti tra le braccia il caro Gesù, che Bambino, su di esse faceva i suoi sonni d'amore... ed ora, coperto dal pallore mortale, è freddo cadavere! tutto una piaga, squarciato nel petto, bagnato di sangue. La sua bionda chioma e la barba strappate. Non si riconosce più!...

Quale spettacolo di dolore!... mentre ricordi gli obbrobri e gli strazi del Tuo diletto Figlio. O dolce Madre, la Chiesa nel vederti in tanta mestizia Ti rivolge quelle ineffabili espressioni: «a chi Ti paragonerò? o a chi ti assomiglierò, o Figlia di Sion? Grande come il mare è il Tuo dolore».

O Santa Madre, ora conviene dar sepoltura al Tuo Gesù, giacchè le tenebre incominciano a ricoprire la terra, ed avvolgere nel suo seno l'orrore di quel giorno. - I discepoli si accingono ad imbalsamare la divina Salma e condurla al sepolcro. Gli Angeli a schiere a schiere, con le ali dimesse, col volto velato, fanno corteggio al Re del Cielo, che passa, esanime e senza vita... Seguono il mesto convoglio le pie donne, la Maddalena, ed in ultimo la Madre di Gesù, desolata e trafitta nella sua anima.

Giunti colà, chiudono Gesù nel Sepolcro, e Maria, lo benedice ancora, e lo ricopre di caldi baci, espressione infinita d'amore, e, depone con Lui il suo Cuore trapassato.

Riposi, riposi, o bianco fiore, sì presto mietuto. L'Eterno Padre cogliendoti, Ti ha coronato Re dei Martiri... Oh! quanto è grande attraverso la tomba, la Tua gloria...

O Madre desolata, la parola mi muore sul labbro, e cado ai Tuoi piedi, ed effondo con Te, i gemiti del mio cuore... e ripeto Fiat! Fiat!

Affetti e preghiere

Quanta tristezza riempie l'anima mia, o Vergine tutta santa, pensando all'immensa afflizione che amareggiò il Tuo Cuore nella deposizione fra le Tue braccia del Corpo divino di Gesù! Deh! permettimi, o cara Madre, che io mi prostri ai tuoi piedi: lasciami numerare e baciare amorosamente le piaghe che gli fecero i miei peccati. Io mi unisco a Te per seguirlo alla tomba, e, sebbene io sia l'infausta cagione di tutte le Tue pene, o desolatissima Madre, non rigettare un figlio colpevole, è vero, ma che viene a deporre nel Tuo Cuore materno il suo pentimento e dolore... Aprimi, o tenera Madre, le Tue braccia, ottienimi il perdono, di cui mi riconosco indegno, ma che spero di ottenere dalla Tua intercessione e dalla misericordia del Tuo divin Figlio. Così sia.

 

Stazione II:  Maria Santissima parte dal sepolcro di Gesù

O Divina Desolata, il momento supremo che mette ora al colmo il Tuo dolore ormai è giunto; bisogna che lasci quella Tomba benedetta che rinserra le spoglie adorate del Figlio Tuo, che con le Tue materne e purissime mani hai, in uno al Tuo Cuore straziato, in essa deposte.

Il monumento già è stato chiuso con la grande lapide ed il Re dell'Universo giace estinto nella tomba, per la malvagità delle sue creature; e Maria, la dolce Madre, che lo amava immensamente, come suo Dio e suo Figlio, che viveva solo di Lui e per Lui, sempre sotto l'influsso dei suoi sguardi divini lo ha assistito con eroismo sovrumano nella strage sanguinosa del Calvario, ne ha raccolto con amore le sue disposizioni supreme, di essere la Madre del genere umano, allorchè pendente dalla Croce, le rivolge accenti divini: Mulier, ecce Filius tuus. - Ha benedetto il suo supremo anelito, e lo ha visto lentamente declinare il capo, e spirare. Quale invitta Sacerdotessa per la prima, ha offerto all'eterno divin Padre l'olocausto della grande Vittima, come Ostia di pace, amore e sacrificio, pura e santa. Ha raccolto la pietosa Madre, sul suo seno materno, la Salma benedetta del suo Gesù, e l'ha deposta in pace, nella tomba. Ora un'onda amarissima di dolore l'investe tutta e l'immerge in un'oceano di pene intensissime.

Nello strazio della sua Anima, benedice ancora una volta, quella Salma adorata e la ricopre di teneri baci. Vede inserrare in quella gelida tomba il suo Gesù e ripensa alla freddezza dei peccatori verso di Lui, e, bagnandola di lacrime, con espressione ineffabile di dolore, esclama: Addio, addio, o Figlio mio diletto... addio, amor mio!...

O Divina Desolata, Tu sei l'inclita Martire... Ai Tuoi piedi gli eroi del dolore deporranno attingeranno forza e coraggio per sostenere con pace ed amore i dolori più cocenti, che rattristano profondamente i cuori dei redenti del Calvario. Da Te sorretti, gusteranno i Tuoi figli gli effetti preziosi del dolore e saranno immersi in un pelago d'amore, che scaturirà dal Tuo petto materno, perforato dalla spada...

O Madre mia, l'unico strumento del Tuo martirio ormai è celato alle Tue pupille. Ricevi, ricevi la palma del martirio; e per i secoli futuri Tu sarai la Regina di tutti i Martiri; e tutti quelli che percorreranno la via del Calvario e del dolore si prostreranno dinnanzi a Te, e saranno da Te benedetti e confortati.

Regina dei dolori, deh! tiraci dietro a Te. Correremo ai profumi della mirra eletta, che emana dal Tuo petto straziato. Soffriremo con Te nel silenzio... e così diverremo grandi nel dolore... ci santificheremo mediante la sofferenza, da meritar la palma della vittoria... per essere sempre, conquiste benedette dei Tuoi dolori.

Affetti e preghiere

O Vergine santa, oh quanta compassione io provo al ricordare quell'immensa desolazione, che attristò la tua anima, vedendoti senza il Tuo Figlio! lasciasti però sepolto il Tuo Cuore con Lui, perchè Gesù era l'unico Tuo tesoro... Deh! o Madre, tirami fortemente a Gesù, onde il mio cuore sia una tomba d'amore da farlo sempre riposare in esso... Dammi, te ne prego, un amore ardentissimo al Cuore Eucaristico, affinchè visitandolo sempre nella tomba del Tabernacolo, e adorandolo, e ricevendolo con fede nella S. Comunione, possa io venire un giorno, disciolta dal corporeo velo, ad amarlo per sempre nel bel Paradiso, assieme a Te, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

 

Stazione III: Maria SS. tornando dal sepolcro rivede la croce

La dolce Desolata, uscita che fu, assieme alla santa comitiva dei discepoli e delle pie donne, sorretta dal suo figlio adottivo, il pio Giovanni, passa pel Calvario, onde rientrare in Gerusalemme... Ormai l'orizzonte è rasserenato e limpido, giacchè le tenebre che ricoprirono la terra nella morte di Gesù si sono diradate...; la luna risplende tacita e maestosa, e con argenteo chiarore e bellezza, par che voglia coprire gli orrori di quel giorno funesto... e le stelle col loro vivido raggio brillano nel cielo, e col loro tremolio par che vogliano gemere ancora sul decesso del loro Creatore, che giace estinto nella Tomba... Sembra una visione purissima di bellezze celestiali...

Gli aranceti dei giardini vicini emanano il loro grato e gentile profumo, mentre le acque del Giordano ripetono incessantemente: E' tregua, è tregua... Ma la dolce Figlia di Sion, avvolta nel suo manto azzurro, passa lenta-mente pel Calvario, ed ivi al chiaror degli astri, rivede la Croce, tutta bagnata di sangue... s'inginocchia, l'abbraccia con affetto... l'adora devotamente, e la bacia con più profondo sentimento d'amore. Le sue labbra verginali si bagnano del sangue del suo Gesù, e addivengono così «come gigli goccianti dolce mirra», e mestamente ripete: ,«O Croce benedetta, santificata dal mio Figlio morente, io Ti venero. La mia vita e quella dei miei figliuoli adottivi sarà sempre segnata dal Tuo sigillo. Tu sarai il segnale di predestinazione degli eletti, la bandiera gloriosa della vittoria, il trofeo degli eroi e l'ancora della speranza e la stella luminosa per quei che camminano per la via del dolore».

O anime sorelle, amiamo la Croce, ed attacchiamoci fortemente ad essa; con amore portiamola in compagnia di Gesù; e allorquando la tempesta erompe intorno a noi e par che la piccola navicella dell'anima nostra voglia sommergere... forte stringiamoci a questo vessillo salutare, e sotto le sue ali, dolcemente riposiamo, come il divino Maestro sulla barca di Pietro, ed in pace aspettiamo il sedar della tempesta.

E quando il nostro fragile involucro sarà per dissolversi, onde essere poi con Cristo, oh! allora, o Croce santa, tu ci apparirai bella e raggiante di splendori e di allori... e nella tua dolce visione, benediremo tutti i dolori e le tue pene sofferte per l'alto ideale di Cristo, e della Chiesa sua santa, e fra i tuoi amplessi, renderemo a Dio l'anima nostra.

Affetti e preghiere

O Maria! che in mezzo alle più amare afflizioni ed ai più crudeli terrori conservasti un'esemplare pazienza, un'inalterabile dolcezza, una perfetta rassegnazione, che non conoscesti altra felicità che quella del sacrificio: che non avresti altra ambizione, se non soffrire con Gesù e per Gesù: o Madre del divin Crocifisso, e dei figli della Croce! ottienimi la grazia di desiderarla; di amarla come Te, di portarla coraggiosamente, e passo passo seguire Gesù nella via della rinunzia e del sacrificio. Ottienimi la grazia di ben persuadermi, che il vero amore non sia robusto se non nutrito delle spine, degli strazi, degli obbrobri del Calvario. Ah! poichè la croce, le contraddizioni, la povertà, le umiliazioni furono le delizie di Gesù, impetrami, che tutte queste cose, così penose alla debolezza della nostra natura, si cambino per me, in delizie. E fa ancora, o tenera Madre mia, che se Gesù mi dà la croce, a sua volta la croce mi doni Gesù, nel tempo dell'eternità. Così sia.

 

Stazione IV :Maria SS. ritorna a Gerusalemme

Il sacrificio ormai è compiuto. L'augusta Desolata Madre di Gesù, ha pronunziato i suoi generosi Fiat...: Ella ha percorso col Salvatore le lunghe e crudeli tappe della via dolorosa... e con Lui è salita al Calvario, e lo ha visto questo Figlio amatissimo soffrire e morire sulla croce, immolandolo generosamente per la nostra salvezza

Il cuore di Maria è affranto da dolori. Gesù non è più là, non sarà mai più con Lei. Il suo volto di Paradiso, che gli Angeli adorano, non lo vedrà più. Nelle ore d'angoscia del suo lungo e penoso martirio, succede il dolore dell'assenza. Ora, la desolata Madre ritorna al Calvario, che, pei secoli avvenire, sarà la vetta gloriosa, testimone del suo sovrumano eroismo.

O strade di Sion, piangete, piangete pure, poichè passa in mezzo a voi la divina Desolata, priva del suo Unigenito, e sulle vostre zolle, essa rintraccia a stille a stille il sangue prezioso del suo Gesù.

Stringe al suo seno, come un fascetto di mirra, la corona di spine ed i chiodi ferali, che ha raccolti sul Golgota, e che terrà sempre con sè, nella sua solitudine. Nel doloroso cammino essa ricorda ad una ad una le scene più pietose del suo Gesù, l'incontro con Lei, sulla strada del Calvario, quando fu aiutato dal Cireneo a portare la croce. Rivede la colonna, ove fu flagellato e coronato di spine, la loggia di Pilato, ove fu mostrato al popolo, il luogo della condanna, tutto, tutto ricorda, ed oh! quali spasimi, quali rimembranze dolorose. quella città decida, oh! quale non fu il suo rammarico al riflesso, che solo pochi giorni prima fu acclamato Gesù, al suo trionfale ingresso in quella città, con i più clamorosi osanna; ed ora lo hanno crocifisso e fatto morire sì crudelmente. O Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Iddio tuo, che ha versato lacrime sulla tua rovina.

Affetti e preghiere

O Maria, Tu santamente ti addolorasti all'aspetto di Sion, che un tempo ti era sì cara. L'anima mia, vestita di grazia per un tempo era bella ai Tuoi occhi, ma caduta in peccato, addivenne più rea, più esecrabile di Gerusalemme. Se però fui sconoscente, non voglio essere stimato come quella città. Me ne sto piangendo ai Tuoi piedi confuso, addolorato.

O Madre pietosissima, per quella desolazione che soffristi nello scendere dal Calvario, e rientrare in Gerusalemme, deh! scendi con le tue grazie nell'anima mia, rientra con la tua benedizione, vieni, assiditi in essa con la tua predilezione. Così sia.

 

Stazione V:  Maria Santissima viene accolta da Giovanni in casa sua

Dio ha pietà di questa Madre desolata, e le dà un sostegno nel suo doloroso abbandono: S. Giovanni, il discepolo amatissimo, che il Salvatore ha designato sul Calvario, e la sostiene in quest'ora suprema, è la sua guida fedele. L'accompagna nel ritorno a Gerusalemme, e la conduce alla sua casa; e più tardi verrà a darle la forza di sopportare il suo esilio, portandole ogni giorno il Corpo Eucaristico del suo divin Figlio. A sua volta la dolce Madre amava questo figlio di predilezione, il pio Giovanni, e in lui tutti i suoi figli adottivi, lasciati a Lei da Gesù sulle vette del Golgota, e soffriva, e pregava sempre per la nostra eterna salvezza. Ma oh! quale angoscia inesprimibile recava alla Desolata questa mutazione la casetta di Giovanni non era il dolce nido di Nazaret, ove a miriadi gli Angeli con le loro arpe dorate facevano echeggiare i loro celesti concerti, le loro melodie di Paradiso; e ove tutta la sua vita si effondeva in quella di Gesù, che era per Lei il suo sorriso, la sua gioia, la sua beatitudine, il suo lo, la sua gloria, la sua corona. Anche nei suoi leggeri sonni il suo cuore palpitava sempre d'intensissimo amore, per il suo Gesù; e lo vedeva questo Figlio divino crescere in bellezza ed in grazia appresso Dio e gli uomini, e Lei si beava e si struggeva di amore.

Ed ora, al dire di S. Bernardo, la Vergine rifletteva la grande differenza tra S. Giovanni ed il suo Gesù, il servo per il Signore, il discepolo per il Maestro, il figlio di Zebedeo per il Figlio di Dio, l'uomo puro per il Dio vero; di modo che la sua pena intensissima per questa mutazione durò per tutta la sua vita, fino a che non si congiunse per sempre al suo Gesù nel cielo, nel giorno della sua gloriosa Assunzione in Paradiso.

O Giovanni, figlio benedetto di Maria, ora non riposerai più sul petto di Gesù, come alla sera della gran Cena. Il tuo talamo è il seno di Maria. Lì farai i tuoi sonni d'amore, qui, nelle ore meste della vita, allorquando il cielo è grigio ed oscuro, troverai conforto e sollievo. - In quest'orto di delizie, ove a mille a mille i gruppi di rose e di gigli emanano profumi deliziosi, assieme al balsamo odoroso, che spira d'intorno soave fragranza, troverai la tua requie; e dopo di te, tutti correranno a questo Cuore materno, e tutti, in questo benedetto, troveranno pace e salvezza.

affetti e preghiere

Afflittissima Madre, ahi! che nel vederti piangere nella casa dell'amato Discepolo, il morto Figliuolo, anch'io mi sento venir meno pel dolore! Vorrei tenerti compagnia; ma oh Dio! i miei peccati, le mie malvagità, l'esser reo della morte del tuo Figlio, mi sgomentano assai. Il saper però che Gesù ti ha lasciata per mia Madre, oh! questo mi rende sicuro che tu non mi abbandonerai. Regina dei Martiri, Madre di misericordia, Rifugio dei peccatori, ti accompagno con la più tenera compassione; col più vivo dei miei affetti. E giacchè vuoi che ami chi mi ha offeso, ecco che, per amor tuo, perdono a tutti quelli che mi hanno recato pene e noia; ma intanto impetrami da Gesù il perdono delle mie colpe, e l'amor suo purissimo. Così sia.

 

Stazione VI : Maria SS. tiene sempre davanti la Passione del Figlio

Il Signore mi ha posto desolata, così ripete l'augusta Madre nella sua dolorosa solitudine. Dopo la morte del suo Gesù, notte e giorno essa è immersa in un'estasi profonda di amarezze, che la fa gemere quale mistica tortorella di dolore e di amore, nel ricordare ad una ad una tutte le pene, gli strapazzi del suo Gesù, che ha dovuto lasciare nella fredda tomba. La sua penosa agonia nell'Orto degli ulivi ed il suo sudor di sangue; il perfido tradimento di Giuda, la sua cattura, allor quando fu trascinato come un reo per i tribunali.

Ripensa la pietosa Madre alla crudele flagellazione, alla coronazione di spine, e come vien fatto segno a re di burla, ed insultato in modo inaudito; come viene proposto a Barabba, e chiesto crocefisso da un popolo insolente, a cui Gesù ha fatto sempre del bene; ed ingiustamente viene condannato alla crudelissima morte in croce.

Con lagrime di dolore inesprimibile Essa ricorda ancora il suo doloroso incontro per la via del Calvario. Quando Gesù, carico della pesante croce, cadeva sfinito sotto di quella, e da quei crudeli manigoldi veniva rialzato a furia di calci e urtoni; e con rabbia infernale da essi trascinato al luogo designato; e, mentre il mansueto Signore soffriva tutto in silenzio, con calma e pazienza invitta. Giunti che furono sul Golgota, vede quei barbari tirargli addosso con infiniti stragi quella veste benedetta che Lei aveva lavorata con tanto amore, e che cresceva con Lui; ed ora vien divisa e tirata a sorte, privando Lei di quel prezioso indumento, che ormai le sarebbe stato un soave ricordo. Vede il suo Gesù mettersi sulla Croce, come un mansueto Agnello, per essere immolato e che viene crudelmente crocifisso con grossi chiodi, che gli trapassano le mani ed i piedi sacrosanti! che fan cadere la croce violentemente nella buca preparata. L'Augusta Madre osserva come quello scuotimento gli riapre tutte le piaghe sanguinanti, e dopo che Gesù è stato elevato in alto, ne ascolta la dolente voce... che prega pei suoi crocefissori: - "Padre, perdona loro, poichè non sanno quello che fanno". - Nella sua mente ricorda tutte le parole pronunziate da Gesù sulla croce, allorquando gemeva dell'abbandono del Padre... il dolore sitio... ed avrebbe voluto almeno offrirgli le sue lagrime per dissetarlo... ed in ultimo lo sente gridare: "Nelle Tue mani, o Padre, raccomando lo spirito mio..." e poi, lentamente declinare il capo, e spirare...

O dolce Desolata, sempre immersa in quel mare di pene e di infinito dolore, che il tempo non valse a lenire, accendi nei nostri cuori una fiamma inestinguibile di amore e di compassione per l'amarezza del Tuo pianto di Passione del Tuo e nostro Signore Crocifisso.

Affetti e preghiere

O Regina inconsolabile, Tu tenesti sì visivamente impressa la passione di Gesù nella tua bell'anima, perchè Gesù era l'unico Tuo amore. Deh! fa parte anche a me, poverello, del Tuo amore sì grande per Gesù. Tu che sei la Madre mia, scolpisci anche nel mio cuore la divina Passione, affinchè io viva sempre innamorato adoratore delle Piaghe di Gesù, dalle quali spero ogni bene. Ti compatisco con tutto il cuore per l'estrema desolazione che sentisti nel contemplare notte e giorno la Passione e Morte dell'unigenito Tuo Figliuolo. Ti ringrazio, o buona Madre, d'aver tanto dolorato per me, deh! fa che tanto dolore non sia vano per me.

 

Stazione VII : Maria SS. deplora l'ingratitudine degli uomini alla passione di Gesù

La più crudele pena che amareggiò il sensibilissimo Cuore della dolce Desolata, priva del suo Figlio, fu appunto l'ingratitudine degli uomini verso il suo Gesù, il quale con piena dedizione fece loro ogni bene, come attesta il S. Vangelo; e dopo averli redenti col proprio sangue, e datosi loro in cibo e bevanda nell'Eucaristico Sacramento vede che gli uomini corrispondono a tanta immensa carità con le più enormi ingratitudini e freddezze. E per questi figli ingrati e disleali, il sangue divi-no del suo Gesù sarà versato invano.

A questi riflessi la cara Madre era sommamente afflitta e dolente; poichè con il dolcissimo vincolo d'amore, col quale Gesù dall'alto della Croce l'aveva fortemente legata agli uomini. Essa li amava teneramente, e li voleva tutti salvi, poichè tutti indiscutibilmente erano parte viva del suo seno paterno; e tutti partecipi della sua amorosa maternità. Ella vedeva questi ingrati figliuoli avventarsi furibondi per la durata dei secoli contro il suo Gesù: bestemmiarlo, oltraggiarlo, calpestarlo e profanarlo in tutti i modi nel suo Sacramento d'amore, col quale Gesù perpetuava la sua dimora in terra, onde essere il nutrimento ed il tenero amico delle anime.

O Signore, perdona ed usa misericordia a tutti; e a Te grido con il pubblicano ravveduto: «Signore, siate propizio a me peccatore...»; e Ti prego ancora con la S. Chiesa: «Ricordati, o dolce Gesù che io son la causa della Tua dolorosa via, non mi perdere nel dì finale». In cerca di me Ti sedesti stanco, mi riscattasti, soffrendo la croce, fa che tanto travaglio non mi sia vano.

O Madre Desolata, io mi unisco a Te, e deploro con dolore sì enorme ingratitudine delle Tue creature verso Gesù ed alla sua Passione atrocissima. Mutaci in sante, o cara Madre; ispiraci sentimenti di tenero amore e gratitudine verso Gesù, e fa che possiamo tergere le Tue lacrime dal Tuo volto soffuso a mestizia, e che la nostra vita sia pura e santa, e che viviamo solo di amore per Te e per Gesù aspirando sempre al Paradiso, onde unirci per sempre a Te ed al Tuo dolce Figlio.

O Gerusalemme celeste, a Te sono rivolti i nostri pensieri, perchè ivi sono i nostri Tesori: Gesù e Maria. I nostri occhi sono velati di mestizia, allorchè li eleviamo verso il cielo, dove sono gli amori nostri, e con flebili note cantiamo col Salmista il cantico del dolore e dell'esilio.

«Sulle rive dei fiumi di Babilonia, ivi sedemmo, e piangemmo, ricordandoci di te, o Sion. Ai mesti salici, piantati in mezzo ad essa, appendemmo i nostri strumenti musicali... I nostri vincitori, che ci avevano menato schiavi, ci domanderanno le parole dei nostri cantici. E coloro che ci avevano rapiti, disse-ro: «Cantate a noi un inno di quelli, che si cantano in Sion. - E come mai canteremo un cantico del Signore in una terra straniera? - Se io mi dimenticherò di te, o Gerusalemme, sia messa in oblio la mia destra. Si attacchi la mia lingua alle mie fauci, se io non avrò memoria di te; se io non metterò Gerusalemme al di sopra di qualunque mia allegrezza...»».

Affetti e preghiere

Buona Madre, tenera consolatrice degli afflitti, o Tu che hai conosciuto l'abbattimento del dolore, abbi pietà di quelli che pregano... di quelli che soffrono... di quelli che piangono e ancora di quelli che sospirano a Te.

Insegnaci, o Madre, a pregare e a soffrire con Te; insegnaci che la via che ci conduce al Cielo è un viaggio difficile e seminato di pericoli. Ma è immensa la felicità che ci è riservata, se non abbiamo saputo accettarne le pene con la rassegnazione nel cuore, a Tuo esempio, o Madre amorevole, e guardando il Tuo divin Figlio sulla Croce.

 

Conclusione

O Madre mia Desolata, come è trascorsa rapida quest'ora di Paradiso, passata vicina a Te, in una effusione dolcissima d'amore compassionevole per Te, o cara Mamma mia. Ora sento di gustare la felicità nel patire unita a Te; ma, o Madre bella, il mio povero cuore è ripieno d'amore tenero e forte per Te. Fo mie le parole dell'Ecclesiastico: «I gemiti della Tua Madre non li dimenticare giammai. Sì, o Maria, te lo prometto sinceramente... La mia vita scorrerà sempre immersa nell'amore compassionevole per Te...

I tuoi dolori saranno per me, una fonte di benedizioni, di grazie, e carismi sovrumani... Ed io vivrò per sempre con Te, in una poesia dolcissima di carità, ed unita a Te, gusterò melodie di Paradiso, poichè la mia vita sei Tu stessa.

A Te consacro tutti gli affetti miei, i miei respiri, i palpiti del mio cuore. Alla memoria dei Tuoi dolori tutti i miei pensieri. Te sempre invocherò in tutti gli istanti della mia vita. Tu sarai sempre per me la Stella luminosa che mi guiderà al Cielo, seguendo le ispirate parole di S. Bernardo:

«In tutte le tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria... nelle tentazioni, nei pericoli, guarda la stella, invoca Maria». Nei dubbi, nelle tristezze, nelle infermità, alzerò sempre gli occhi lassù a mirare questa lucente Stella del Cielo, l'invocherò sempre, sempre. Il Tuo nome, o Maria (che significa mare amaro) lo metterò sul mio cuore, come un sigillo d'amore... starà sempre sul mio labbro... e l'ultimo respiro della mia povera vita (che si estingue di dolore e di amore) sarà per Te... T'amo, o Maria, spero di morir d'amor per Te.

Ed ora, o Mamma cara, imploro la tua materna benedizione. Io Ti amo assai, e Tu sorridimi sempre. Fa brillare su di me i Tuoi riflessi di Paradiso; acciò io viva e muoia d'amor per Te e per Gesù. Vieni, o dolce Madre, io Ti aspetto nell'estremo della mia vita, ed accogli per sempre nel Tuo seno materno il mio ultimo anelito, la mia povera anima, e rendila beata in Te, per tutta l'eternità. Così sia.

(Il Sommo Pontefice Pio VII concesse Indulgenza Plenaria a chiunque pratica l'ORA DELLA DESOLATA, sia una volta all'anno (al Venerdì Santo), sia a chi la esercita in tutti i Venerdì o Sabati dell'anno, meditando, almeno per mezz'ora, la Desolazione di Maria Santissima.)

 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/