SANTA VERONICA GIULIANI (1660 – 1727 - Si festeggia il 9 Luglio)

 

santaveronicagiuliani.jpgOrsola Giuliani nasce il 27 dicembre del 1660 a Mercatello sul Metauro, nel ducato di Urbino, ultima di sette figlie, due delle quali morte in tenera età. La sua famiglia è una delle più agiate e stimate della società di quel tempo; il papà Francesco è alfiere della guarnigione pontificia, la mamma Benedetta è una donna di grande pietà, molto attenta all'educazione religiosa delle figlie. Non c'è dubbio che la piccola Orsola è un'anima privilegiata fin dall'infanzia.

Verso i tre o quattro anni le capita un fatto davvero insolito; mentre sta cogliendo i fiori nell'orto di casa le si avvicina un Bambino che le dice: "Io sono il vero fiore!" ma subito scompare. Questa apparizione la riempie di gioia tanto da farla correre per tutta la casa per ritrovare quel Bambino, ma invano. Ancor prima di fare la Prima Comunione, Orsola percepisce per grazia straordinaria un soave profumo che la madre e le sorelle emanano al ritorno dalla santa Messa. Come impazzita, corre per la gioia, nella speranza di poter al più presto ricevere anche lei Gesù.

Il 28 aprile 1667, la mamma Benedetta muore. Il papà, distrutto dal dolore, si trasferisce a Piacenza portando con sé le sue cinque figlie, ma l'ambiente mondano della città poco si adatta alle abitudini delle sorelle Giuliani. Dopo una permanenza di quasi due anni, riescono a rientrare a S. Angelo in Vado, ospitate da uno zio paterno e le sorelle più grandi, una dopo l'altra, entrano nel monastero delle clarisse del paese.

Anche Orsola è consapevole che il Salvatore la vuole tutta per sé, ma deve lottare molto per vincere la tenace opposizione del padre, affezionatissimo alla sua "bambina". Finalmente all'età di 17 anni, dopo una sofferta lotta, il 17 luglio del 1677, viene accettata dalle monache cappuccine del monastero di Città di Castello, luogo da lei espressamente scelto come il più idoneo per darsi alla ricerca di Dio nel ritiro, nella povertà, nell'austerità e nella penitenza.

Nei tre mesi che intercorrono tra l'accettazione e la vestizione religiosa, Orsola vive tra consolazioni divine e grandi tentazioni. Finalmente giunge il giorno tanto atteso e il 28 ottobre 1677 varca la soglia della clausura con la croce sulle spalle e la corona di spine in testa, secondo le costumanze cappuccine. Il vescovo mons. Sebastiani le dice: "D'ora innanzi ti chiamerai Veronica!" e davvero la sua vita la porterà a divenire sempre più una "vera icona" di Gesù crocifisso.

Il 1° novembre 1678 Veronica fa la professione solenne e dal quarto anno di vita religiosa iniziano a manifestarsi in maniera sempre più evidente i fenomeni esterni della sua vita mistica e le "pazzie d'amore". La fraternità si trova a vivere insieme ad una donna che sperimenta visioni, estasi, lotte col demonio, la cui vita è afferrata da Dio, completamente! Anche i confessori si rendono conto dello spessore spirituale di questa giovane monaca e si interrogano sull'autenticità delle sue esperienze mistiche straordinarie.

Il padre Ubald'Antonio Cappelletti, oratoriano, confessore delle cappuccine dal 1690 al 1692, fu il primo a chiederle di porre per iscritto ciò che sperimenta nelle sue unioni con Dio. Ma è con il padre Girolamo Bastianelli, anche lui oratoriano e confessore ordinario della comunità, che Veronica incomincia la vera e propria stesura del suo Diario. Il 12 dicembre 1693 inizia la sua più grande penitenza: rendere pubblico e manifesto il suo rapporto d'amore con Dio. Scriverà 22.000 pagine fino a quando la Vergine Maria tre mesi prima della morte le dirà: "Fa' punto!"

Considera la letizia come un dovere della convivenza fraterna e si adopera per rendere le sorelle sempre gioiose e contente. Si dedica assiduamente alla cura delle consorelle ammalate sopportando, non solo, i disagi creati dal loro stato fisico, ma anche, talvolta, dal loro cattivo umore. È in questi anni di esuberanza giovanile che si sente chiamata a offrire le sue sofferenze per la salvezza delle anime; sembra che sia proprio nel 1681 che nasce in lei il desiderio di offrirsi come "mezzana" tra Dio e i peccatori attraverso la penitenza espiatrice.

È ancora al terzo anno di noviziato quando, mentre prega davanti al Crocifisso dell'infermeria, questo le parla: "Mia Sposa, mi sono care le penitenze che fai per coloro che sono in mia disgrazia, perciò ti confermo per mezzana tra me e i peccatori, come tu brami". "Poi, staccando un braccio dalla croce, mi fece cenno che mi accostassi al suo costato - scrive la santa - E mi trovai tra le braccia del Crocifisso. Quello che provai in quel punto non posso raccontarlo; avrei voluto star sempre nel suo santissimo costato!" Tra il 1681 e il 1697 si collocano i grandi fenomeni straordinari che culminano con l'impressione delle stimmate il Venerdì Santo del 5 aprile 1697.

Le misure e le verifiche del Sant'Ufficio non si fanno attendere e dal 1697 al 1715 Veronica è sottoposta a continui esami, in un clima di sospetto e di sfiducia: viene segregata, privata della voce attiva e passiva nei Capitoli, interdetta alla grata. Tutto ciò avviene perché, dati i fenomeni prodigiosi di cui è protagonista, è sospettata di simulazione e di possessione diabolica. Il tempo però, e soprattutto la sua vita umile, obbediente e vivificata dalla carità, non tardano a convincere della sua santità anche chi l'ha sottomessa alle prove più terribili ed umilianti. Completamente riabilitata, alla soglia dei suoi 56 anni, è ormai una donna radicalmente trasformata. Le sorelle della comunità la vogliono badessa e chiedono la revoca della proibizione del Sant'Ufficio, che arriva il 7 marzo 1716. Il 5 aprile dello stesso anno la santa accetta, pur con grande sofferenza, il servizio del badessato; fino alla morte è contemporaneamente maestra delle novizie e badessa. Negli anni del suo badessato fa costruire un'intera nuova ala del monastero, l'attuale noviziato, composta da dodici nuove celle per accogliere le vocazioni che cominciano ad affluire. Fa costruire una cappella dedicata alla Madonna del Rosario. Il 25 marzo 1727 Veronica scrive l'ultima pagina del suo Diario. È ormai giunta al culmine dell'intimità con Dio. Il 6 giugno cade in coro colpita da apoplessia; al termine di 33 giorni di sofferenze si spegne il 9 luglio, dopo aver ricevuto dal confessore l'obbedienza per morire. Non appena la campana del coro ne annuncia il decesso tutta la città accorre a venerarla.

Viene beatificata da Pio VII il 17 giugno del 1804 e canonizzata il 26 maggio del 1839 da Gregorio XVI dopo un lungo processo, necessario per esaminare minuziosamente tutti gli innumerevoli fenomeni mistici, evitando in tal modo che gli illuministi del secolo potessero accusare la Chiesa di eccessiva credulità.

Erede della più autentica spiritualità francescana, sui passi del Poverello di Assisi, Veronica fa della sua vita un canto di lode al Padre delle Misericordie. La sua missione provvidenziale si riassume nel binomio amare e patire; ha la consapevolezza che la sua vita deve essere, per divina elezione, una testimonianza viva degli eccessi dell'amore di Dio verso l'uomo e, come risposta al Dio-Amore, sforzarsi di amarlo senza misura per sé e per tutti quelli che non lo amano.

 

Fonte: http://lagioiadellapreghiera.it/