IL BATTESIMO


(Pedron Lino)

 

Il battesimo è per il cristiano un inizio. È la porta d’ingresso nella chiesa, la porta della salvezza, la porta degli altri sacramenti. Poiché il battesimo è un inizio riportiamoci "in principio", all’inizio di tutti i tempi, alla sorgente di tutti gli esseri: all’amore onnipotente e traboccante del Creatore. Aprendo la bibbia leggiamo: "In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Gen 1, 1-2).

In principio dunque c’è un Dio Padre che prepara con amore la culla degli uomini suoi figli. In principio, sulle acque che daranno origine ad ogni vita, è presente lo Spirito di Dio. Nessun peccato potrà cancellare il fatto che ogni uomo è nato da questa sorgente e da questo Spirito. L’amore paterno di Dio è perciò esteso ad ogni essere che fa parte della creazione, a chiunque appartiene a quella umanità formata da lui "a sua immagine e somiglianza" (Gen 1, 26).

Questo amore si manifesta in tutta la natura, nella sua fedeltà nonostante la perversità degli uomini. Leggiamo nella Genesi: "Finché durerà la terra, seme e mèsse, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno" (Gen 8, 22).

Dio Padre è amore: ogni uomo, sua creatura, rimane "immerso", "battezzato" nel suo amore e vive per il suo soffio vitale divino (Gen 2, 7).

Dio dunque ha creato l’uomo per amarlo, come i genitori mettono al mondo un figlio per amarlo e per ricolmarlo di tutto ciò che avranno nel cuore e nelle mani.

Dio, come ogni genitore che si rispetti, non abbandona le sue creature, ma entra nella loro storia e si fa conoscere progressivamente agli uomini suoi figli. Per Israele egli si chiama Jahvé – "Io sono" –: "Io sono con voi, accanto a voi, per voi…". Oggi si chiama "Emmanuele" – "Dio con noi" – perché si è incarnato nell’umanità di Gesù di Nazaret. Gesù, sacramento dell’incontro con Dio, ha detto: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14, 9).

I genitori mettono al mondo i loro figli per farli vivere, per farli vivere sempre meglio, felici, vivere della loro stessa vita, per condividere con loro tutto ciò che di meglio hanno nella loro vita: vorrebbero che i loro figli non morissero mai.

Dio crea l’uomo, suo figlio, per farlo vivere, vivere della sua stessa vita, vivere divinamente, vivere eternamente: Dio vuole che i suoi figli non muoiano mai e dona loro la vita eterna. Tutto questo è la salvezza.

La salvezza non è una cosa, un titolo, un biglietto d’ingresso in paradiso quando la morte ci metterà alla porta di questo mondo. La salvezza è una persona, è Cristo che ci trasforma in un essere nuovo, divino; ci trasforma in altri se stesso. La prima creazione (della quale abbiamo parlato brevemente poca fa) è avvenuta in vista di una nuova creazione per mezzo della quale un figlio d’uomo diventa figlio di Dio. Scrive l’apostolo Paolo: "Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove" (2Cor 5, 17). Queste cose nuove consistono né più né meno che nel "diventare partecipi della natura divina" (2Pt 1, 4), diventare come Dio, diventare Dio.

Come è possibile tutto questo?

L’avete appena sentito: mediante Cristo: "Se uno è in Cristo, è una creatura nuova", "diventa partecipe della natura divina".

Che cosa vuol dire essere in Cristo?

Essere in Cristo vuol dire: diventare un’unica cosa con lui, un’unica persona con lui (Gal 3, 28), Figlio prediletto del Padre, diventare un tutt’uno con lui nel suo essere, nella sua vita, nella sua morte, risurrezione e ascensione al Padre.

La salvezza dunque non è qualcosa, ma Qualcuno: è Cristo stesso. Nella sua persona troviamo il perdono dei peccati, la riconciliazione con Dio e con gli altri, l’adozione divina (diventiamo veramente figli di Dio), il dono dello Spirito Santo, la vittoria sulla morte; in una parola: la nuova vita, la vita della grazia, la vita divina.

Da qui l’importanza d’incontrare Gesù Cristo e di formare un’unica cosa con lui. È lui l’unico mezzo per arrivare al Padre. Dice Gesù nel vangelo di Giovanni: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14, 6). Gesù è la vita obbligata per andare al Padre.

Ma dove possiamo incontrare Gesù?

Lo sappiamo: il sacramento dell’incontro con Cristo è la sua chiesa. Non avendo più la possibilità di vedere, toccare, ascoltare il Cristo, Verbo della vita, in modo corporeo, si entra in contatto con lui attraverso i riti sacramentali della chiesa, e innanzitutto attraverso il battesimo. Cristo è presente e agisce personalmente nei sacramenti. Ora il sacramento primordiale, quello della nascita alla vita nuova, è il battesimo.

Gesù spiega il significato del battesimo a Nicodemo (Gv 3, 1-21). Gesù gli dice: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto non può vedere il regno di Dio (cioè: non può esistere nella vita divina)". E Nicodemo a lui: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne (ecco la prima creazione!) e quel che è nato dallo Spirito è Spirito (ecco la seconda creazione!). Non ti meravigliare se ti ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito".

Gesù annuncia il battesimo. Parla di una nascita. Non di una nascita carnale, umana, ma d’una nascita spirituale, divina: una nascita dallo Spirito Santo. Parla della nascita per la quale un figlio d’uomo diventa figlio di Dio.

Il Maestro parla di acqua, ma parla soprattutto di Spirito, e paragona questo soffio di Dio al soffio della natura che è il vento. L’acqua si sa di dove viene e dove va; la gravità la costringe a seguire i pendii e i meandri della terra: si insinua già così che il battesimo di acqua sarà forzatamente limitato. Ma c’è lo Spirito. Lo Spirito, rappresentato dal soffio del vento, è totalmente libero.

Si può incanalare l’acqua, fermarla con una diga, ma non si può tenere il vento al guinzaglio; non si può incatenare l’azione divina dell’Amore, neppure nei sacramenti, neppure nella chiesa. Dio non è legato ai sacramenti perché è lui che li ha istituiti come mezzi ordinari della salvezza, e lui può fare liberamente le sue belle eccezioni; ne fa tante e ne farà ancora tantissime. In altri termini: possono incatenare la chiesa, possono impedire sistematicamente la celebrazione dei sacramenti, ma lo Spirito non può essere incatenato o impedito. Egli lavora con la massima libertà nell’intimo delle coscienze, sia in regimi di libertà per la chiesa, sia in regimi di oppressione e di persecuzione. Egli passa tutte le frontiere senza esibire documenti: lo Spirito è Signore e dà la vita.

Il battesimo è perciò, normalmente, un po’ d’acqua e molto Spirito Santo. L’acqua non può evidentemente supplire allo Spirito, ma lo Spirito può supplire all’acqua. Anche dove non c’è acqua, anche dove non c’è chiesa, anche dove non ci sono cristiani, lo Spirito è all’opera e dà la vita di Dio agli uomini. La salvezza infatti è offerta a tutti gli uomini, è una realtà universale, ingloba tutta l’umanità. E quello che sto dicendo non è una mia teoria, ma è la volontà esplicita di Dio: l’ha messa per iscritto. Dice Paolo: "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1Tm 2, 3-6). Dio vuole la salvezza di tutti. Cristo ha dato se stesso in riscatto per tutti. La salvezza quindi non è solo "proposta" a tutti, è già "compiuta" per tutti.

Dio ha offerto il banchetto di nozze della vita eterna a tutti; tutti sono invitati. Egli ha preparato per tutti, anche per coloro che volessero declinare l’invito e lasciare il posto vuoto alla tavola del convito della salvezza.

Mi sembra che a questo punto sorga una domanda che esige una risposta chiara: la maggioranza degli uomini esistiti fino ad ora (e forse la maggioranza di quelli che esisteranno) non hanno conosciuto Cristo e non sono stati battezzati in chiesa. Tutta questa gente sarà salvata ugualmente? Vi anticipo subito la risposta per non tenervi in sospeso e per non essere frainteso. Sì, saranno salvati tutti, se non rifiutano volontariamente e liberamente la salvezza. Ma, allora, direte voi, ci si salva anche senza il battesimo e senza diventare cristiani?

Seguite quanto stiamo dicendo e avrete una risposta esauriente e chiara.

Tutte le volte che recitiamo il credo, o simbolo della fede, diciamo: Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Quindi esiste un solo battesimo. Ma esistono tre forme di quest’unico battesimo: il battesimo di sangue, il battesimo d’acqua e il battesimo di desiderio.

Che cos’è il battesimo di sangue? È il martirio. È il battesimo "cristiano" vissuto da Gesù nella sua passione. L’ha detto lui: "C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!" (Lc 12, 50). È il modello esemplare del battesimo perché è il massimo dell’amore e della testimonianza di fede: essere immersi, battezzati nel proprio sangue, dare la vita: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13) ha detto Gesù.

Che cos’è il battesimo d’acqua?

È il battesimo rituale, ufficiale, quello celebrato in chiesa, quello che abbiamo ricevuto noi, quello che viene scrupolosamente annotato nei registri parrocchiali: lo conoscete tutti. Ne parleremo in seguito.

Che cos’è il battesimo di desiderio?

È il battesimo di sincerità, di onestà. Questo battesimo non comporta alcuna conoscenza esplicita né di Gesù Cristo, né della chiesa, né del battesimo di acqua. È il battesimo di solo Spirito Santo che soffia dove vuole e ispira a chi vuole un inizio di buona volontà. Raggiunge tutti coloro che non rifiutano con ostinazione quel po’ di luce che giunge fino a loro.

Teniamo presente che battezzare significa immergere. Leggiamo ciò che dice san Paolo (1Cor 10): ci mette sulla buona strada per capire questa immersione, questo battesimo universale nell’amore di Dio, nello Spirito di Dio: "Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo" (1Cor 10, 1-4). Il popolo di Dio stava fuggendo dall’Egitto. Con segni materiali, oggi diremmo con dei "sacramenti", la potenza e l’amore di Dio lo conduceva come per mano prendendosi cura di lui. Cristo, già prima di nascere, mandava su questo popolo i raggi benefici della sua morte e risurrezione futura: "Cristo è morto per tutti, è risorto per tutti" (2Cor 5, 14; ecc.); tutti gli ebrei dell’esodo "furono battezzati nella nuvola e nel mare" (1Cor 10, 2), cioè nello Spirito e nell’acqua: la grazia del battesimo li raggiungeva già sotto queste figure, queste prefigurazioni del battesimo. "Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale… il Cristo" (1Cor 10, 3-4): sotto queste figure, già li vivificava misteriosamente la grazia dell’eucaristia.

Che cosa significa tutto questo? Che cosa vogliamo dire, dimostrare? Che la salvezza universale è in Gesù Cristo morto e risorto. Che, con la sua risurrezione egli è divenuto il Signore, cioè il centro vivente di tutto l’universo di prima e di dopo, da Adamo fino alla fine del mondo. Che tutti gli uomini per il solo fatto di essere uomini come Gesù e con Gesù risorto, sono "immersi", battezzati, in quell’evento di salvezza che è la persona di Gesù Cristo, lo sappiano o no.

È questo il senso originale del battesimo: l’uomo è immerso nell’evento della salvezza, l’uomo è immerso in Gesù Cristo. Per il solo fatto di appartenere alla creazione operata dal Padre attraverso Gesù salvatore, a questa creazione inaugurata quando "in principio" lo Spirito di vita e d’amore del Padre aleggiava sulle acque, per il solo fatto di appartenere all’umanità, di essere uomini, tutti sono solidali con l’umanità di Gesù salvatore, morta in lui, risorta in lui, salita al cielo con lui.

È questo il meraviglioso mistero, che deve essere esplicitato, accolto e celebrato attraverso il battesimo d’acqua per coloro che sono condotti alla conoscenza di Gesù Cristo e della sua chiesa. Ma non è riservato solo per loro: l’evento della salvezza è il battesimo di sangue di Gesù Cristo, sangue versato per tutti. A Giacomo e a Giovanni che gli chiedevano: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra", Gesù rispose: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?" (Mc 10, 37-38). Il che significa: Io sto per versare il mio sangue, sto per essere "immerso" in un abisso di sofferenze, nella morte e nella tomba. Questo è il battesimo del Signore del mondo. Dice ancora Gesù: "Il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete" (Mc 10, 39), che significa: Tutti gli uomini saranno immersi in questo evento di salvezza, immersi in Gesù, in Gesù crocifisso. Vi saranno immersi, "battezzati", per il solo fatto di esistere come uomini, perché Cristo risorto è il nuovo Adamo, il capo della nuova umanità, il Signore degli uomini e del cosmo. Dice Gesù: "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12, 32) o come si legge in alcuni codici: "attirerò tutto a me", attirerò a me l’universo intero.

Resi conformi a Cristo per le tribolazioni della loro vita, immersi nella sua morte per la loro stessa morte, gli uomini andranno incontro alla sua risurrezione.

Ascoltiamo con la massima attenzione questo brano del  Concilio Vaticano II che è molto illuminante al proposito: "Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo… Nascendo da Maria vergine egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato… Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni, e di subire la morte; ma associato al mistero pasquale e assimilato alla morte di Cristo, andrà incontro alla risurrezione, confortato dalla speranza. E ciò non vale solamente per i cristiani ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo infatti è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale" (GS 22). La maggior parte degli uomini, purtroppo, non saprà mai questa consolante verità che li riguarda così profondamente e personalmente; e questo ci dà molta pena.

A questo punto vengono spontanee tante domande: Ma, allora, la salvezza è automatica per il solo fatto che Dio si è fatto uomo e noi siamo nati uomini?  Dove va a finire la nostra libertà di scelta e la nostra doverosa collaborazione, secondo quanto diceva anche sant’Agostino: "Chi ti ha creato senza di te non ti salverà senza di te"? Non è forse necessario prendere coscienza di Dio, di Cristo, della salvezza e rispondere con positiva decisione personale?

Certamente! È necessario prendere coscienza e rispondere personalmente. Per questo parliamo di battesimo di desiderio.

Il battesimo di desiderio non è il desiderio del battesimo.

L’umanità, alla quale non è giunto l’annuncio del vangelo, non conosce il battesimo cristiano e, di conseguenza, non può desiderare ciò che non conosce. Perché tutti gli uomini siano immersi nell’evento della salvezza, e quindi battezzati di desiderio, basta loro una certa coscienza.

Quale coscienza?

La "coscienza", semplicemente. La coscienza che chiama ciascuno a fare ciò che crede di dover fare, onestamente, "in coscienza". Ogni uomo che, pur nella sua povertà, segue le luci della sua coscienza, è battezzato del battesimo di desiderio, perché queste luci, per  quanto possano essere deboli, sono concretamente la volontà di Dio su di lui. Più esattamente: Dio non gli chiede altro se non di seguire la sua coscienza, anche se essa è ignorante o addirittura erronea. La sua coscienza è, a suo livello, la verità. E "chi opera la verità viene alla luce" (Gv 3, 21) dice Gesù. Dio entra per il più piccolo spiraglio se non gli si chiudono ostinatamente tutti i punti di passaggio. Come il vento (cfr. Gv 3, 7-8).

Queste affermazioni non sono accessorie e neppure secondarie nella nostra fede, ma ne costituiscono il nocciolo perché sono la corretta professione di fede di Gesù Cristo. Molti tendono a dimenticarle, a minimizzarle, tanto è stata sottolineata e ripetuta la necessità del battesimo di acqua. Molti poi hanno paura di dire queste cose perché temono che su questa strada si finisca con il rendere meno serio il problema della fede, meno importante la scelta per il cristianesimo, meno attiva la missione evangelizzatrice, e che in fin dei conti la chiesa e i suoi sacramenti vengano considerati soltanto una religione in mezzo alle altre e come le altre.

Onestamente, nessuna paura può permettere di mascherare o di nascondere la verità, questa luminosa, beata e consolante verità. Questa paura è più meschina e più miope di ogni altra: è una specie di bestemmia contro Dio e contro Cristo. Se soltanto i battezzati nell’acqua sono in Gesù Cristo, egli, per la stragrande maggioranza degli uomini non è il Salvatore, non è il Signore del mondo: la stragrande maggioranza degli uomini sarebbe definitivamente nelle mani del diavolo; e Dio avrebbe creato tanta gente per la rovina eterna. Questa è la verità: per il fatto di essere creatore di tutti e di ciascuno, Dio è Padre di tutti e di ciascuno, è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti (Ef 4, 6). A tutti e a ciascuno egli dona suo Figlio fatto uomo come fratello e salvatore. A tutti e a ciascuno il Figlio dà la sua vita, il suo sangue, la sua morte e la sua risurrezione. A tutti e a ciascuno il Figlio risorto manda lo Spirito Santo. Tutti gli uomini sono immersi nel sangue del Figlio di Dio, immersi nella sua morte, sepolti con lui nella tomba. Tutti gli uomini sono tuffati, immersi, battezzati nello Spirito Santo. Ogni uomo che un giorno o l’altro, prima o poi, risponde affermativamente, secondo la luce che ha, alla proposta di Dio, entra sicuramente nella salvezza.

Lo so che a questo punto sorgono tante domande, tante obiezioni: Ma, allora, che cosa conta essere cristiani battezzati in chiesa? In questo modo siamo tutti uguali!

Risponderemo tra breve a questi interrogativi, ma ora invece di preoccuparci di salvaguardare i nostri privilegi veri o presunti, eleviamo a Dio un ringraziamento perché è in infinitamente più grande dei nostri cervelli e dei nostri cuori spesso incapaci di capire e di amare. Le parole adatte per questo ringraziamento ce le fornisce l’apostolo Paolo: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi è mai stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Amen!" (Rm 11, 33-36).

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Da quanto abbiamo detto fino a questo punto, sorge per noi un avvertimento importante e grave: Non chiudiamo Dio negli angusti limiti dei nostri cuori e delle nostre teste. Permettiamo a Dio di essere Dio e di comportarsi da Padre infinitamente amante di tutti gli uomini. Sta scritto nella lettera agli Efesini: "Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ef 4, 6). Per opera di suo Figlio egli salva tutti, coscienti o non, attraverso il battesimo di desiderio. Ma non possiamo pensare che l’"incoscienza", la non conoscenza di questa fondamentale verità da parte di un numero grandissimo di uomini non sia un problema grave e serio. È un problema gravissimo e molto serio.

La salvezza infatti, come abbiamo già detto, non è qualcosa, non è il biglietto per entrare in paradiso quando la morte ci metterà alla porta di questo mondo; la salvezza è una persona, è Qualcuno, è Gesù Cristo; è un volto immagine perfetta del Padre; è un cuore, il cuore di Dio amore. La salvezza è una nascita da Dio, è un entrare nella famiglia di Dio, è un’alleanza con lui, è la sua vita donata, partecipata a noi. La grazia, presente in tutti gli uomini di buona volontà, battezzati col battesimo di desiderio, lo Spirito Santo che soffia dove vuole ed entra in tutti se non oppongono totale rifiuto e resistenza, presto o tardi, deve risvegliare una coscienza, provocare una libera risposta, creare una relazione cosciente con Dio nel senso più profondo del termine: una relazione cosciente di amore, di condivisione di vita, di appartenenza reciproca. Leggiamo nel vangelo di san Giovanni: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17, 3).

Serviamoci di un esempio molto familiare per spiegarci meglio. Il bambino appena nato è conosciuto, amato, accolto; ma egli non conosce ancora, non è cosciente: tale situazione non durerà, non può durare, guai se durasse. Ben presto anch’egli conoscerà come è conosciuto, amerà come è amato, accoglierà come è accolto. Quale disgrazia, per lui innanzitutto, e quale tristezza per i suoi genitori, per tutta la sua famiglia, se dovesse rimanere profondamente handicappato, chiuso per sempre ad ogni illuminazione del cervello, degli occhi, del sorriso…

"Illuminazione": è proprio questo il nome che gli antichi davano al battesimo di acqua. Perché nella realizzazione della salvezza il battesimo costituisce la tappa decisiva in cui Cristo, salvezza del mondo, svela ad un uomo il suo volto, esce dall’anonimato, diventa per lui il Signore. È il risultato di una scoperta: la rivelazione. Voi capite bene che non si tratta di un’informazione teorica su delle verità da credere e dei comandamenti da praticare: è la scoperta del Dio vivente, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Come non si conoscono i genitori o il fidanzato o l’amico per mezzo di informazioni, per sentito dire, ma con l’incontro personale fatto di dialogo, di confidenze, d’intimità, allo stesso modo, il battesimo d’acqua dà inizio ad un incontro, ad una relazione in cui l’intimità di Dio si svela progressivamente all’uomo attraverso il cuore di Cristo. Questa "illuminazione", questa rivelazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo avviene nella chiesa e per mezzo della chiesa. Ad essa Cristo ha affidato la missione e la grazia: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19).

Leggiamo nel documenti del Concilio Vaticano II: "Solo Cristo, presente per noi nel suo corpo, che è la chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo, ha insieme confermata la necessità della chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il battesimo come per la porta" (LG 14).

Ma prima di varcare questa porta del battesimo occorre la fede, l’esperienza dell’Altro, di Dio: in questa esperienza di fede cresce un poco per volta il rapporto personale con Dio, cresce l’amore per lui. Ci vuole del tempo per conoscersi, legarsi, donarsi: è il fidanzamento dell’uomo con Dio. Dio ha impiegato lunghi secoli per rivalersi agli uomini. Convenite quindi con me che ci vorranno almeno dei mesi per preparare un adulto al battesimo o per rivelare Gesù Cristo a dei genitori non praticanti che chiedono il battesimo per il loro bambino: lunghi mesi perché la fede cresca a sufficienza per esplodere in una sincera professione quando il celebrante del battesimo chiederà: "Credi in Dio Padre…?, e in Gesù Cristo…?, e nello Spirito Santo…?". La triplice risposta "credo" non dev’essere una bugia, o una risposta veloce per cavarsela in modo sbrigativo, o perché sul libretto del rito c’è scritto così! Diversamente il battesimo viene presentato e celebrato come una cosa poco seria e di poco conto, viene liquidato come merce in svendita, con sconti, ribassi e massime facilitazioni di pagamento, se non addirittura viene regalato senza chiedere nessun impegno al battezzato. Di conseguenza non ci sarebbe da meravigliarsi se un battesimo celebrato in un modo così poco serio venisse vissuto in un modo ancora meno serio o non venisse vissuto affatto.

Solo se la fede viene accolta e proclamata si compie la piena "illuminazione" nella solenne celebrazione del battesimo: è l’ingresso nella chiesa; è nato un uomo nuovo nella famiglia degli uomini nuovi; una nuova pietra viva è stata inserita nella costruzione del corpo di Cristo che è la chiesa.

Questa è l’essenza del battesimo: l’ingresso nella famiglia di Dio che è la comunità di Gesù Cristo, la chiesa.

A questo proposito è necessario rettificare alcune idee, tenaci ma inesatte, che pongono l’accento sulla "cancellazione" del peccato originale. Capitemi bene! Non sto negando l’esistenza del peccato originale, ma cercando di spiegare questa realtà: la realtà del peccato.

Il peccato, ogni peccato è una rottura:

– rottura con Dio (Gen 3);

– rottura tra coniugi e tra fratelli (Gen 3 e 4);

– rottura nella società e nella famiglia umana (Gen 4, 11).

I primi undici capitoli della Genesi sono la triste epopea del peccato del mondo, di un mondo in cui l’egoismo degli individui e dei gruppi prende il sopravvento sulla legge dell’amore.

Il salvatore Gesù è venuto a uccidere l’odio, a riconciliare il mondo, a radunare i figli di Dio che erano dispersi. La salvezza consiste nel costruire unità – l’unità dello Spirito Santo – tra le persone umane così come esiste tra le persone divine. Il battesimo è questa aggregazione alla famiglia di Dio. Lo dice la parola di Dio narrandoci cos’è successo dopo la prima celebrazione del battesimo, il giorno di Pentecoste. Leggiamo negli Atti degli Apostoli: "Coloro che accolsero la sua parola (quella di Pietro) furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone… Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune… Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati" (At 2, 41-47).

Ripeto: il peccato è essenzialmente non una macchia da cancellare, ma una rottura tra persone, rottura con Dio, con noi stessi e con i fratelli. Il battesimo è il rimedio a questa triplice rottura: in una parola, il battezzato viene unito alla comunità delle tre persone divine, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e alla comunità visibile dei credenti, al popolo di Dio, alla chiesa.

San Paolo ci ricorda che "siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo" (1Cor 12, 13). San Giovanni insegna che il battesimo ci innesta in Cristo per costituire con lui e fra di noi l’unica vite dai molti tralci (Gv 15). E san Tommaso d’Aquino ci insegna che la grazia santificante è una grazia fraterna.

La grazia è una comunione, una "unione con". Il Padre e il Figlio risorto mandano il loro Spirito: e noi siamo battezzati nell’acqua e nello Spirito Santo. Questo Spirito è l’amore vicendevole, è la comunione del Padre e del Figlio. Lo Spirito ci mette dunque in comunione di vita e di esistenza con il Padre e con il Figlio che è nostro fratello: entriamo nell’unità dello Spirito Santo.

Lo Spirito che è in noi ci rende figli del Padre, partecipi della stessa vita misteriosa e divina del Figlio per cui "siamo chiamati figli di Dio e lo siamo realmente" (1Gv 3, 1). Figli del Padre come Gesù e suoi fratelli in comunione fraterna con lui e con tutti gli altri figli di Dio. La grazia santificante è una grazia di fraternità. Scrive san Giovanni: "La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo… e siamo in comunione gli uni con gli altri" (1Gv 1, 3-7). Il battesimo è il sacramento di questa "unione con". È questa comunione con il Padre e con il Figlio, questa comunione gli uni con gli altri, che distrugge il peccato, automaticamente: come la luce annienta le tenebre, come l’unione distrugge la disunione. Perché il peccato è la disunione.

L’impegno urgente in favore del battesimo e dei nuovi battezzati è quello rifare delle comunità cristiane in cui circoli visibilmente questa grazia filiale e fraterna che è la grazia sacramentale del battesimo. Se il peccato è disunione, "rottura con", il battesimo, che è l’antidoto del peccato, deve produrre "unione con", unione con tutti, amore reciproco con tutti: questo significa essere cristiani. Gesù ha detto: "Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 34-35).

I cristiani devono essere convinti che la vita cristiana è innanzitutto comunione, unione d’amore con tutti. La comunità cristiana accoglie i nuovi battezzati e crea loro, man mano che crescono, un ambiente vitale impregnato di calore umano e di spirito evangelico. È nella comunità cristiana che gli uomini possono e devono trovare quel regno di Dio proclamato nelle beatitudini in cui sono beati i poveri, i miti, i puri, i misericordiosi, gli operatori di pace…; quel regno così diverso da quello del "mondo" in cui trovano considerazione e vengono proclamati beati i ricchi, i potenti, i forti, quelli che possono piegare la giustizia umana ai loro interessi.

Bisogna veramente "fare un passaggio": dalla carne allo Spirito. "Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito" dice il vangelo di Giovanni (Gv 3, 6). E chi ha ricevuto il battesimo è nato dallo Spirito e deve vivere secondo lo Spirito.

Scrive san Paolo: "Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ef 5, 25-27). È nel battesimo che Cristo rende santa la sua chiesa, la purifica, la lava e la rende gloriosa, santa e immacolata.

A questo punto forse è superfluo ricordare che il rito del battesimo non è stato inventato da Gesù Cristo, come anche l’unzione d’olio, il matrimonio o il fatto di mangiare pane e bere vino… Il Signore e la chiesa hanno utilizzato realtà naturali e riti umani e li hanno arricchiti con la presenza divina per farli diventare segni efficaci della grazia, sacramenti.

Diciamo quindi due parole sul significato naturale dell’acqua per comprendere più facilmente e più profondamente il significato dell’immersione nell’acqua del battesimo.

Fin dai tempi antichi i popoli praticavano riti di abluzione. I loro templi erano normalmente costruiti vicino ad una fonte che costituiva il battistero. Ovunque e in tutte le epoche della storia, la coscienza dell’immondezza morale ha postulato e inventato riti di purificazione per mezzo dell’acqua.

Ma è necessario scendere ancora più in profondità… L’acqua materna (il liquido amniotico) non è forse la matrice universale della vita? Essa è l’ambiente fetale del mondo come lo è per ogni embrione. Per la bibbia l’acqua è materia primaria, l’elemento base della creazione, è il simbolo progressivo della vita (ogni fertilità proviene dall’acqua); la pioggia è immagine privilegiata della gratuità divina. Ricordiamo la frase del vangelo di Matteo: "Il Padre vostro fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" (Mt 5, 45).

Ma l’acqua, da un altro punto di vista è un elemento più terribile del fuoco, che annega ogni vita terrestre. Diluvi, tempeste, cicloni, inondazioni, nubifragi… E ancora: consideriamo l’acqua dei fiumi che scorre verso il mare, come la vita verso la morte… ecc.

L’immersione nelle acque – materne e vivificanti o abissali e distruttrici – obbedisce dunque a dei meccanismi del nostro essere psichico: discesa nell’inconscio, annegamento psicologico del peccatore che è in noi e che viene buttato a mare per disfarsene; rinascita morale per ricominciare tutto da zero… E su questo punto le scienze psicologiche dicono tante cose interessanti che noi tralasciamo per mancanza di tempo e per incompetenza.

Non dobbiamo disprezzare, ma riconoscere e apprezzare questa parentela del sacramento del battesimo con i nostri simbolismi cosmici o psicologici elementari: l’acqua è ciò che fa vivere e ciò che fa morire, è grembo materno e sepolcro, è purificazione e vita nuova e annegamento della sozzura e dell’uomo vecchio che ci lasciamo alle spalle ogni volta che ricominciamo di nuovo.

A questo punto ci chiediamo: "Che differenza c’è tra il battesimo cristiano e tutti gli altri battesimi compreso quello di Giovanni Battista?" La differenza tra tutti i battesimi di sola acqua, compreso quello di Giovanni Battista, e il battesimo cristiano è netta; lo dice Gesù: "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo" (At 1, 5).

Il giorno della pentecoste lo Spirito scende sui discepoli come soffio di vento gagliardo, con le sue lingue di fuoco e il rumore fragoroso. Pietro spiega alle folle meravigliate ciò che sta accadendo: "Gesù… innalzato alla destra di Dio, dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire" (At 2, 32-33). I presenti "all’udire tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare fratelli?". E Pietro disse: Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo… Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone" (At 2, 37-41).

San Paolo parla del battesimo cristiano in questi termini: "Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato" (Rm 6, 3-6).

Abbiamo qui tutte le caratteristiche del battesimo cristiano.

Il battesimo cristiano è: conversione a Gesù per mezzo della fede; immersione in Gesù per una vita nuova; passaggio dalla morte del peccato ad un’esistenza di risorti.

Il battezzato è immerso, tuffato nell’evento fondamentale della pasqua di Gesù: la sua morte, la sua risurrezione e la sua intronizzazione alla destra del Padre, da dove manda lo Spirito. Il battesimo, come abbiamo letto negli Atti degli apostoli, aggrega al nuovo popolo di Dio che  comincia a pentecoste.

Il battesimo cristiano è l’erede di tutta la storia del popolo di Dio, di tutta la storia della salvezza. L’acqua del nostro battesimo è quella della creazione: è ricca di tutti gli eventi simbolici che ha attraversato nella successione delle epoche bibliche. Ce ne porta il significato la potenza. L’acqua del fonte battesimale è l’acqua della sorgente che sgorgava in Eden per irrigare e fecondare i quattro punti cardinali della terra (Gen 2, 10-14); è l’acqua del diluvio che sommerge il peccato di un mondo bisognoso di purificazione e salva nello stesso tempo la nuova umanità (Gen 6, 5 – 9,22); è l’acqua portatrice di morte che inghiotte il faraone e il suo esercito, simbolo delle potenze del male, e insieme l’acqua che dona la vita e la libertà (Es 13, 17 – 15, 21); è l’acqua viva che sgorga dalla roccia perché il popolo non muoia di sete nel deserto (Es 17, 1-7); è l’acqua del Giordano, il cui attraversamento introduce nella terra promessa (Gs 3 – 4, 18); è l’acqua del Giordano in cui scese Gesù salvatore per comunicare a tutte le acque del mondo il profumo della sua divinità: quest’acqua legata al cielo aperto su Gesù battezzato e alla dichiarazione dell’amore del Padre, mentre scende su di lui lo Spirito, questo soffio delle acque primordiali e della nuova creazione; ormai verrà scritto su tutti i battisteri: "Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto"; è infine l’acqua che esce dal cuore trafitto del Crocifisso, nel momento del battesimo di Gesù e del mondo, nel suo sangue. Di qui zampilla la fonte di tutti i sacramenti, soprattutto dei sacramenti principali, il battesimo e l’eucaristia (Gv 19, 31-37).

Fatta questa carrellata veloce sui dati della bibbia, vogliamo tirare qualche conseguenza. Il battesimo è innanzitutto diluvio, Mar Rosso, croce insanguinata; il suo primo momento è di far morire.

L’acqua, legata al processo dell’immersione è innanzitutto un simbolo di morte. Il battesimo cristiano è quindi qualcosa di più di un’abluzione, d’una purificazione. Il battesimo nel nome di Gesù crocifisso richiede di più: l’unigenito Figlio di Dio è morto e quindi anche il battezzato muore definitivamente a una certa vita, quella del peccato, per passare a una vita di risorto con Cristo e come Cristo.

Ma l’acqua non ha solo un significato di morte; ha soprattutto un significato di vita. Accanto alla rappresentazione della morte, dunque, ne esiste anche un’altra: l’acqua è vita, l’acqua rende fertile la terra. È feconda. L’uomo vive di acqua.

Nella celebrazione del battesimo morte e vita sono stranamente associate: il fatto che solo il sacrificio rende vivi, che solo l’affrontare il mistero della morte porti alla vita, diventa estremamente chiaro nel doppio simbolismo dell’acqua, nel quale l’unità della morte e della risurrezione si preannuncia in un unico gesto simbolico.

Scrive l’apostolo Paolo: "Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; non offrite le vostre membra come strumenti d’ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. Il peccato infatti non dominerà più su di voi, poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia". (Rm 6, 9-14).

Concludiamo sintetizzando.

Il battesimo ci fa morire al male, all’odio, alla divisione per vivere nel bene, nell’amore e nell’unità dello Spirito Santo, affinché l’uomo sia l’immagine di Dio, l’aspetto umano di Dio. "Il battezzato – come diceva san Basilioè l’uomo che ha ricevuto l’ordine di diventare Dio". Niente di meno!

VEDI ANCHE IL RITO del battesimo

Tratto da http://www.maranatha.it