VIA CRUCIS “ Con Cristo dalla testa ai piedi”. Meditazioni di don Tonino Bello

Preghiera d’inizio: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

 Cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada lunga, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa, perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, e il tempo quaresimale è un momento privilegiato. Pentimento e servizio sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no, perché espresse con i simboli, che parlano un «linguaggio a lunga conservazione». È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo perentorio all’unica cosa che conta: «Convertiti e credi al vangelo». Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci dalla testa ai piedi.

(Dopo un breve silenzio)

Preghiamo: O Padre, che ci hai redenti con la passione dolorosa e la risurrezione gloriosa del tuo Figlio Gesù Cristo, concedi a noi di meditare il mistero della tua passione alla luce della Parola. Dopo aver venerato sulla terra l’immagine di Gesù sofferente, donaci di contemplare in cielo il suo volto splendente di gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

VIA CRUCIS

Prima Stazione: Gesù è condannato a morte.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere (Lc 23,20-25).

Riflessione: A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti agli occhi di Dio siete grandi, coraggio! Dio non fa graduatorie. Non sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto ai sospiri dignitosi del povero, dà la precedenza al canto gregoriano che risuona nelle chiese. Non sempre si fa sedurre dal profumo dell’incenso, più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della storia.

(pausa di silenzio)

Celebrante: Signore Gesù, donaci di capire che metterci sulla pelle la camicia dei poveri vale più che lasciarsi scorticare vivi per loro.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Seconda Stazione: Gesù prende la croce.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Essi allora presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo (Gv 19,17-18).

Riflessione: La croce l’abbiamo inquadrata nella cornice della sapienza umana, e nel telaio della sublimità di parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini e incensazioni in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica. L’abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita. È un albero nobile che cresce su zolle recintate. (pausa di silenzio)

Celebrante: Signore, tu che hai detto: «Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero», aiutaci ad accoglierlo nella nostra storia.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Terza Stazione: Gesù cade la prima volta.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

1Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. 2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. 3Sì, contro di me egli rivolge la sua mano tutto il giorno. 4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha rotto le mie ossa. 9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri (Lam 3,1-4.9).

Riflessione: Dal deserto del digiuno e della tentazione fino al monte Calvario, la pace passa attraverso tutte le strade scoscese della quaresima. E quando arriva ai primi tornanti del Calvario, non cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce. Sì, la pace, prima che traguardo, è cammino. E per giunta, cammino in salita. Vuol dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.

(pausa di silenzio)

Celebrante: Signore, donaci di ripetere sempre con te: «Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà».

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Quarta Stazione: Gesù incontra la madre.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35).

Riflessione: Nessun linguaggio umano deve essere stato così pregnante come quello di Maria. Fatto di monosillabi, veloci come un sì. O di sussurri, brevi come un fiat. O di abbandoni, totali come un amen. O di riverberi biblici, ricuciti dal filo di una sapienza antica, alimentata da fecondi silenzi. Maria, immagine dell’antiretorica, non posa per nessuno. Neppure per il suo Dio. (pausa di silenzio)

Celebrante: Maria, aiutaci, perché nella brevità di un sì, detto all’Unico, ci sia dolce perderci.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Quinta Stazione: Gesù cade la prima volta.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

21Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. 22Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio» (Mc 15,21-22).

Riflessione: L’amore per Cristo che non abbia il marchio della totalità è ambiguo. Il «part-time» non è ammissibile. Il servizio a ore, in cui magari per ogni eccedenza chiediamo compensi maggiorati come un operaio che esige lo straordinario, sa di mercificazione. In concreto, innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire conoscenza profonda di lui, dimestichezza con lui, assimilazione del suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze radicali del vangelo.

(pausa di silenzio)

Celebrante: Donaci, Signore, di non sentirci costretti nell’aiutarti a portare la croce.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Sesta Stazione: La Veronica asciuga il volto di Gesù.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

6Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. 7Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso (Is 50,6-7).

Riflessione: Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto o abbiamo coperto chissà quali interminabili rettilinei. E perché, purtroppo, molti passi li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue. Seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola. (pausa di silenzio)

Celebrante: Grazie, Signore, perché ci conservi nel tuo amore, e non ti sei ancora stancato delle nostre povertà.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Settima Stazione: Gesù cade la seconda volta.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

23Insultato non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. 24Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia (1 Pt 2,23-24).

Riflessione: Stare con Gesù significa mettere il vangelo al centro della nostra vita personale e comunitaria. Lasciarci contaminare inguaribilmente dalla speranza della risurrezione. Affrontare le tribolazioni, il dolore e perfino la morte, sapendo che verranno giorni in cui «non ci sarà né lutto né pianto», e tutte le lacrime saranno asciugate dal volto degli uomini. (pausa di silenzio)

Celebrante: Signore, quando ci sentiamo feriti nell’amore, fa’ che ricordiamo le tue parole: «imparate da me che sono mite e umile di cuore».

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Ottava Stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?» (Lc 23,27-28.31).

Riflessione: Coraggio, fratello che soffri. Non angosciarti tu che, per un tracollo improvviso, vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Coraggio! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre «collocazione provvisoria». (pausa di silenzio)

Celebrante: O Signore, la visione del tuo volto ci aiuti a rientrare in noi stessi e a piangere sinceramente sui nostri peccati.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Nona Stazione: Gesù cade la terza volta.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

7Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte (Is 53,7-8b).

Riflessione: Un giorno, quando avrete finito di percorrere la mulattiera del calvario e avrete sperimentato come Cristo l’agonia del patibolo, si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia, e finalmente saprete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro dolore ha alimentato l’economia sommersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato un assurdo, ma ha ingrossato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra. (pausa dì silenzio)

Celebrante: Aiutaci, Signore, a capire che la nostra storia crocifissa è già impregnata di risurrezione.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Decima Stazione: Gesù è spogliato.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

17Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. 18Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano: 19si dividono le mie vesti, sulla mia tunica, gettano la sorte (Sal 22 (21), 17-19).

Riflessione: Chi sta alla tavola dell’eucaristia deve «deporre le vesti». Le vesti del tornaconto, del calcolo, dell’interesse personale, per assumere la nudità della comunione; le vesti della ricchezza, del lusso, dello spreco, della mentalità borghese, per indossare le trasparenze della modestia, della semplicità, della leggerezza. Dobbiamo abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni. (pausa di silenzio)

Celebrante: Dacci, Signore, di divenire compagni di tutti coloro che rimangono indietro o sono sca¬alcati dagli altri.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Undicesima Stazione: Gesù è inchiodato sulla croce.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei» (Lc 23,33-34.38).

Riflessione: Non sfugge a nessuno che stiamo vivendo giorni amari quali ci è sembrato di non vivere mai. Perfino ad attardarsi sulla rievocazione delle violenze si dà l’impressione di essere stancamente ripetitivi. La situazione internazionale, gli eccidi, gli spettacoli della fame ci sfilano davanti agli occhi come grondaie inconsumabili, e si ha la tentazione di pensare a situazioni senza sbocco. La nostra coscienza morale esce schiacciata da questa temperie di dolore. E il tempo del torchio. Il nostro animo si gonfia di turbamento. Siamo presi dallo sconforto.

(pausa di silenzio)

Celebrante: Metti in noi, Signore, la convinzione dell’amore infinito che perdona.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Dodicesima Stazione: Gesù muore in croce.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19,28-30).

Riflessione: «Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio». Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. «Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio», solo allora è consentita la sosta sul Gòlgota. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. La mia, la tua, le nostre croci sono provvisorie. (pausa di silenzio)

Celebrante: Gesù, aiutaci a vedere anche nelle nostre croci e nella stessa croce un mezzo per ricambiare il tuo amore.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Tredicesima Stazione: Gesù è deposto dalla croce.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato − era infatti un giorno solenne quel sabato −, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua (Gv 19,31-34).

Riflessione: È vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche schiodare tutti coloro che vi sono appesi. Noi oggi siamo chiamati a un compito dalla portata storica senza precedenti: «Sciogliere le catene inique, togliere i legami dal giogo, rimandare liberi gli oppressi» (Is 58,6). (pausa di silenzio)

Celebrante: Signore, insegnaci a vedere oltre la croce la gioia, oltre la morte la vita.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Quattordicesima Stazione: Gesù è posto nel sepolcro.

Ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù (Gv 19,41-42).

Riflessione: Coraggio, comunque! Noi credenti, nonostante tutto, possiamo contare sulla Pasqua. E sulla domenica, che è l’edizione settimanale della pasqua.

Essa è il giorno dei macigni che rotolano via dall’imboccatura dei sepolcri. E l’intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo lunghe corse sull’erba. E l’incontro di compagni trafelati sulla strada polverosa. E il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere più e che corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici. E la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel cenacolo. E la festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all’improvviso dilaga la speranza. (pausa di silenzio)

Celebrante: Mio Signore e mio Dio, credo alla tua risurrezione e voglio vivere alla tua presenza per non considerarmi mai solo e abbandonato.

Canto: Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor, gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

Preghiamo (tutti insieme). Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto. L’altra, la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, a librarmi con te. Perché vivere non è «trascinare la vita», non è «strappare la vita» non è «rosicchiare la vita». Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come te!

Secondo le intenzioni del Sommo Pontefice

e per l’acquisto dell’Indulgenza Plenaria:

Pater, Ave, Credo o Simbolo apostolico e Gloria al Padre.

Celebrante: Il Signore sia con voi.

Tutti: E con il tuo Spirito.

Celebrante: Nel segno della croce che ci salva, benediciamo il Signore.

(tratto dal libro “con Cristo dalla testa ai piedi” a cura di Rinaldo Paganelli. Edizioni Dehoniane)