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LA PREGHIERA DI ADORAZIONE ( 2 )

N. 22

 

Verso  l’interiorità …..

“Ecco,  sto alla porta e busso.

Se qualcuno ascolta la mia voce

e mi apre la porta, io verrò da lui,

cenerò con lui ed egli con me”  (Apocalisse 3,20)

Il Volto di Dio non si manifesterà tanto facilmente.

Quel Volto beato è coperto di densa foschia, è lontano, là oltre il mare del tempo.

Noi dobbiamo metterci al timone e navigare tra le ostili ondate della dispersione, delle distrazioni e delle siccità; avanzare nell’alto mare del silenzio, con l’aiuto di mezzi psicologici per raggiungere il “centro”, che polarizzerà e acquieterà tutte le aspirazioni del cuore.

Le riflessioni comunitarie e le orazioni vocali possono renderci presenti al Signore, ma sempre in maniera riflessa e velata.

La fonte viva e profonda è lontana.

E’ possibile appagare la sete nelle acque fresche del torrente, ma l’origine di quelle acque è lassù, presso un ghiacciaio di nevi eterne.

L’anima, quanto più sperimenta Dio, tanto più brama la fonte stessa: il ghiacciaio.

L’anima cerca e pretende non l’acqua, ma la sorgente stessa.

Cerca quella quieta ed ineffabile relazione io-TU.

Cerca quella comunicazione profonda da presenza a PRESENZA, da coscienza a COSCIENZA.

E allora Dio comincia a manifestarsi all’anima; ma lo fa come la luce del sole che penetra attraverso gli alberi di una fitta boscaglia.

E’ sole, ma non è il sole; sono particelle di sole che a fatica vincono lo spessore delle fronde.

Signore, mostrami il tuo volto!

Il volto di Dio è espressione biblica che significa la presenza vivente di Dio; presenza che s’ingrandisce quando la fede e l’amore rendono le relazioni dell’anima con Dio più profonde ed intime.

L’anima deve intendere bene che questa presenza è sempre oscura, ma si va facendo sempre più viva. Quando la fede e l’amore s’intensificano, allora i lineamenti di Dio si percepiscono non più chiari, bensì più vivi.

Io posso stare, in una oscura notte, con una persona; non ci vediamo, non ci tocchiamo, stiamo in assoluto silenzio guardando le stelle, ma io sento vivamente la sua presenza, so che c’è

Dio è al di qua e al di là del tempo e dello spazio.

Sta intorno a me e dentro di me e con la sua presenza raggiunge le più lontane e profonde regioni della mia intimità.

Dio è l’anima della mia anima, la vita della mia vita, la realtà totale e totalizzante dentro la quale io sono immerso; con la sua forza vivificante penetra tutto ciò che ho e quello che sono.

Questa realtà ultima dell’uomo la esprime il salmista, con un’incomparabile espressione poetica: “Sono in te tutte le mie sorgenti” (Sal 86).

La recita lenta di alcuni Salmi, al principio dell’orazione, può servire per far  presente  il Signore.

“Al centro dell’anima c’è Dio;

quando l’anima vi si sarà avvicinata secondo tutta la capacità del suo essere, essa avrà raggiunto

l’ultimo e più profondo suo centro in Dio…”(S. Giovanni della Croce)

Nella misura in cui si va vivendo la fede, l’amore e l’interiorità, si distinguono sempre nuove zone di profondità.

Questa grandiosa realtà, Santa Teresa d’Avila la simbolizza con le diverse stanze di un castello,

come dimore ogni volta più interne.

Dice Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui..”  (Gv 14,23).

Ad un maggior amore, corrisponderà una dimora più interiore ed intima.

Nella regioni profonde di se stessa, l’anima sperimenterà la presenza attiva e trasformante di Dio.

Nel  primo chiarore del giorno,

vestite di luce e silenzio,

le cose si destan dal buio,

com’era al principio del mondo.

E noi che di notte vegliammo,

attenti alla fede del mondo,

protesi al ritorno di Cristo,

or verso la luce guardiamo.

O Cristo splendore del Padre,

vivissima luce divina,

in Te ci vestiam di speranza,

viviamo di gioia e d’amore.

Al Padre cantiamo la lode,

al Figlio che è luce da luce,

e gloria allo Spirito Santo

che regna nei secoli, amen.

(Inno Monache Trappiste)