IL MATRIMONIO


(Pedron Lino)

 

I cristiani hanno una visione profondamente originale del matrimonio: vi vedono lo stesso mistero dell’unione di Dio con l’umanità nella persona incarnata dell’uomo Dio, il mistero delle nozze di Cristo e della Chiesa in un solo corpo.

Sanno che il loro amore coniugale ha la missione e la grazia d’essere il segno e la realtà parziale di questo grande mistero (Ef 5,32).

In questo senso si può parlare di matrimonio cristiano.

Il matrimonio non è un’invenzione di uomini. In principio... Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".

Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra; soggiogatela...".

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1,1-31).

Gesù interrogato dai giudei sul matrimonio, risponde loro, rimandando a quella realtà primaria come Dio l’ha istituita, creando l’uomo maschio e femmina: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: "Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi" (Mt 19,4-6).

Il Signore rimanda giudei e discepoli al matrimonio naturale ossia al disegno iniziale e universale di Dio.

Per questo il papa Leone XIII (1903) dichiara: Il matrimonio è stato fin dall’inizio come un’immagine dell’incarnazione del Verbo... Per questo i nostri predecessori Innocenzo III e Onorio III hanno potuto affermare senza temerarietà e con ragione che il sacramento del matrimonio esiste fra i fedeli e gli infedeli (Enc. Arcanum).

Il concilio Vaticano II insegna: L’intima comunità di vita e d’amore coniugale, fondata dal creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale.

E così, è dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono che nasce, anche davanti alla società, l’istituto (del matrimonio) che ha stabilità per ordinamento divino; questo vincolo sacro in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società, non dipende dall’arbitrio dell’uomo (GS 48).

Il punto di rottura in cui naufraga l’indissolubilità del matrimonio non è, quindi, il secondo matrimonio dei divorziati, ma già il divorzio stesso: separare ciò che Dio ha unito, spezzare l’intima comunità di vita e d’amore coniugale.

Perché ci si sposa?

Per avere figli? Per lo sviluppo e la maturazione personale degli sposi? Per incanalare le proprie passioni?

La Genesi ci riporta due racconti della creazione.

Nel più antico (Gen 2,18-24) ci presenta, in mezzo a una natura fremente di vita, un celibe in piena solitudine. Il Signore Dio disse: "Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". Un aiuto per popolare la solitudine dell’uomo. "Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne": un solo essere incarnato, tanta intima sarà fra loro l’unione dei pensieri, dei cuori e dei corpi, l’unione totale delle persone.

Nell’altro racconto, più recente anche se inserito nel primo capitolo della Genesi (1,26-28), l’uomo (al singolare collettivo che congloba i due sessi) è presentato come l’immagine di un Dio unico a più persone, d’un Dio che parla al plurale: Facciamo l’uomo...; è definito come un tutto a due metà complementari: Dio creò l’uomo a sua immagine...; maschio e femmina.

Il Dio trinitario crea dunque una coppia umana procreatrice: da essa nascerà una trinità d’amore (padre, madre, figlio) che ci rivelerà che Dio è amore e amore creatore.

Ma ci fu il peccato. L’armonia dei rapporti interpersonali è sconvolta anche nel settore sessuale (Gen 3,7).

L’amore si tramuta in concupiscenza sessuale, e vi domina non più la gioia che è un dono di Dio, ma la schiavitù, cioè, la concupiscenza della carne (1 Gv 2,16).

In questo disordine dei sentimenti e dei sensi mette radice la diffidenza verso il sessuale e quasi una incompatibilità dei rapporti sessuali con la vicinanza di Dio (Gen 3,10; Es 19,15; 1 Sam 21,5).

Il Cantico dei cantici è quanto di più rispettoso, di più grande, di più tenero, di più ottimistico, di più entusiastico e anche di più realistico è stato scritto o detto sul matrimonio in tutte le sue componenti spirituali e carnali.

Tutta la Scrittura presenta il matrimonio come uno stato di pienezza per la coppia e per i figli che ne nascono.

Il matrimonio è una vocazione grande e santa se è vissuto secondo il progetto di Dio. La Chiesa dunque con il suo sacramento del matrimonio si presenta ai fidanzati, agli sposi e alle famiglie come la loro migliore alleata.

L’unità della coppia, la sua fedeltà, la sua indissolubilità, la sua felicità, non sono frutti naturali, spontanei e facili della nostra cultura. Tutt’altro! Il nostro clima è duro per l’amore. Si teme di far progetti o scelte che impegnino irrevocabilmente per tutta la vita. La felicità invece è nella durata dell’amore.

L’uomo ha un grande bisogno di conoscere le sue radici, di conoscere se stesso. La coppia, la famiglia vengono da Dio.

Il matrimonio cristiano è, come l’uomo stesso, un’estensione, una comunicazione del mistero stesso di Dio.

C’è una sola sofferenza: quella di essere soli. Un Dio che da sempre fosse una sola persona sarebbe, da sempre, la stessa infelicità, un egoista potente e solitario, schiacciato dai suoi stessi tesori. Una persona simile non potrebbe essere Dio, perché Dio è la stessa felicità.

C’è una sola felicità: quella di amare e di essere amati. Dio è amore, lo è da sempre e necessariamente. Da sempre non è solo, è famiglia, famiglia d’amore. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1). Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: tre persone, un solo Dio, una sola famiglia.

Dio-Amore è famiglia e ha fatto tutto a sua somiglianza. Tutto è stato fatto amore, tutto è stato fatto famiglia.

Abbiamo letto i primi due capitoli della Genesi. In questi due racconti della creazione, l’uomo e la donna, insieme, costituiscono il germe e il modello dell’umanità come Dio la vuole in linea generale. Di tutto ciò che fece nei giorni della creazione, Dio disse: È bene. Solamente dell’uomo solo Dio disse: Non è bene. Non è bene che l’uomo sia solo (Gen 2,18). Infatti se l’uomo è solo non può compiere la sua vocazione di immagine di Dio: per essere amore è necessario che anche lui non sia solo. Ha bisogno di uno che gli stia di fronte, che gli stia adatto.

Per assomigliare al Dio-Amore, al Dio uno in tre persone, bisogna che l’uomo sia formato da due persone simili e allo stesso tempo diverse, uguali, portate corpo e anima l’una verso l’altra dal dinamismo dell’amore, in modo tale che siano uno e che dalla loro unione possa esistere e crescere la terza persona, il figlio. Questa terza persona è, al di là di loro stessi, la loro unità concreta, il loro amore vivente: È tutto te, è tutto me, è tutto noi due in una sola carne! Per questo la coppia è un mistero di Dio, che solo la fede può pienamente rivelare, che solo la Chiesa di Gesù Cristo può celebrare per quello che è.

Si parla, e a ragione, di mistero della sessualità. Il mangiare, la respirazione, la circolazione del sangue, sono funzioni dell’organismo. La sessualità è un mistero.

Ora possiamo comprendere questo: incarnandosi, il Figlio sposa l’umanità. Lascia il Padre suo, prende la natura umana: Dio-Figlio e l’uomo Gesù di Nazaret in una sola carne, questa carne nata da Maria vergine. In Gesù c’è tutto Dio e tutto l’uomo: è vero Dio e vero uomo, Dio completo e uomo completo.

Le nozze per eccellenza sono quelle di Dio con gli uomini, mediante l’incarnazione del Figlio suo. Ecco il Matrimonio, con la lettera maiuscola, definitivo, infinitamente ricco d’amore. Per amore della sua sposa, il Figlio si è consegnato alla morte. Per lei si dà in comunione... Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio... (Mt 22,2-14). Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei... (Ef 5,25-33).

Ebbene, il Signore chiede, attraverso la Chiesa, che degli uomini e delle donne si diano l’uno all’altra nell’amore per tutta la vita, che accettino l’onore e la grazia di significare e di vivere questa alleanza di Cristo e della sua Chiesa, di esserne il sacramento, il segno sensibile, visibile a tutti.

In fondo ciò che l’uomo si aspetta dalla donna e la donna dall’uomo è la felicità infinita, la vita eterna, Dio.

Niente di meno. È questo sogno pazzesco che rende possibile nel giorno del matrimonio il dono totale. Senza Dio tutto questo è impossibile.

Impegnarsi per sempre

La catena del matrimonio è così pesante, che per portarla bisogna essere in due, a volte in tre (Alexandre Dumas).

Ci si studia tre settimane, ci si ama tre mesi, si litiga per tre anni, ci si tollera per trent’anni, e i figli ricominciano (Taine).

Sono due delle tante frasi dei Baci Perugina.

I fatti sono quello che sono. In Francia un abbondante 12% di coppie divorzia, uno scarso 10% raggiunge una stabile felicità, il restante 78% oscilla fra la delusione e l’odio a vita. Abbiamo preso le statistiche della Francia per non spaventare gli italiani, ma... siamo lì.

I giovani se lo sentono dire in confidenza dagli adulti rassegnati: Non esiste l’amore... Si tira avanti mordendosi il meno possibile...

Solo chi fa la scelta di amare anche nelle ore difficili, fa pendere la bilancia verso la felicità. Questa scelta d’amore spiega e sostiene un impegno matrimoniale senza pentimenti, per sempre.

Rivestitevi dunque, come amati da Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto, poi, vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali (Col 3,12-16).

Il disegno di Dio fin da principio è un matrimonio a vita, nonostante tutto quanto è successo lungo i secoli, nonostante i tradimenti, la poligamia e le degradazioni.

Un’altra cosa fate ancora; voi coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l’altare del Signore, perché egli non guarda all’offerta, né la gradisce benevolmente dalle vostre mani. E chiedete: Perché? Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che ora perfidamente tradisci, mentre essa è la tua consorte, la donna legata a te da un patto. Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest’unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio, dice il Signore Dio d’Israele, e chi copre d’iniquità la propria veste... (Ml 2,13-16).

Tutta la Bibbia esalta l’amore degli sposi come immagine e somiglianza dell’amore di Dio. Nulla di strano, pertanto, se questo amore è difficile, ardito e non mai completamente realizzato. Difficile, ma non impossibile. Di fronte alle crisi inevitabili la sola uscita di sicurezza luminosa è un’uscita divina, cristiana: quella del perdono e della riconciliazione, come Cristo ha amato la Chiesa (Ef 5,25), come il Signore vi ha perdonato (Col 3,13).

La grazia per superare certi conflitti, viene dall’alto, è offerta dal sacramento, un sacramento che non è una catena, ma una forza.

Non esiste società umana senza famiglia, senza progetto d’unione a vita dell’uomo e della donna, senza strutture di fedeltà delle coppie. La coesione sociale umana è innanzitutto fondata sulla famiglia. Fatemi conoscere dei giovani che credono all’impegno definitivo: sono essi i germi del futuro. Solo questo distingue l’uomo dalla bestia: la possibilità d’impegnarsi... È assolutamente necessario che i cristiani diano nel mondo d’oggi la testimonianza del definitivo (Cardonnel).

Certo, da sempre, molti uomini e donne sono infedeli come David e Betsabea (2 Sam 12), molti legami si spezzano lungo la strada, il che rende incerti diversi giovani a impegnarsi. Ma non è meno vero che la coppia umana tiene, per amore, per interesse, per i figli...per la grazia di Dio.

Le famiglie devono affrontare, nella nostra civiltà, climi molto più rigidi di una volta. Una volta il matrimonio era una faccenda che riguardava tutta una famiglia.

Il divorzio era quasi impossibile per gli sposi che si trovavano chiusi in mezzo alle maglie d’un solido ordito patriarcale.

Ma oggi il matrimonio riguarda solo due persone. Se si lacera il rapporto personale, attorno ai coniugi non esiste più un tessuto familiare più ampio su cui contare. La coppia è sola nel suo appartamento, nella sua torre fortificata; è sola sulla zattera in balìa delle onde nell’immenso oceano della vita. Una grossa opportunità per l’intimità, un rischio per la debolezza, una fatalità se si è colti dalle vertigini dato che si cammina soli su una corda tesa in alto, senza rete di protezione.

Non solamente la coppia è sola, ma ogni coniuge è quasi sempre strappato all’altro, dieci ore al giorno, dalla propria vita professionale. Il lavoro agricolo univa le quattro braccia degli sposi sulla stessa terra o attorno alle stesse bestie, dall’alba al tramonto. La vita moderna fa lavorare il marito con altre donne e la moglie con altri uomini per tutto il giorno.

Il lavoro della donna rappresenta per lei una libertà, l’indipendenza economica. Una catena è caduta, fortunatamente... pericolosamente. Per una giovane coppia una volta la speranza di vivere insieme era di quindici anni (la vita media era di 35-40 anni!), oggi è di cinquanta! Il percorso di guerra è più che triplicato, attraverso un terreno più accidentato, e con un ritmo di vita da infarto.

Lo stato laico, e non più la chiesa, gestisce i costumi dominanti e, seguendoli, ne accelera il processo di decomposizione. L’avanzata dell’incredulità è rapida e generale.

Non dobbiamo, tuttavia, essere pessimisti. È necessario comprendere la novità del mondo. Ma tale novità richiede necessariamente un impegno più lucido, più personale, più attuale.

La parola che un uomo dà a una donna, la parola che una donna dà a un uomo è sacra. Essa è forte perché è parola d’amore, ma anche debole perché partecipa a tutto quanto c’è di fragile nell’uomo. Per questo gli sposi, mentre si dicono il loro amore e si danno la loro parola, vogliono fondare le loro promesse di fedeltà in colui che solo è perfettamente fedele: Gesù Cristo, parola di Dio.

Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli... Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e s’abbatterono su quella casa, ed essa non cadde perché era fondata sulla roccia (Mt 7,21-25).

 Ciò che Dio ha unito

Domandarono (a Gesù): È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?. Ma egli rispose: Cosa vi ha ordinato Mosè? Dissero: Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla. Gesù disse loro: Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto.

Rientrati a casa i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio (Mc 10,2-12).

Agli sposati poi ordino, non io ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie (1 Cor 7,10-11).

Aprendo la porta del divorzio vi passano i casi tragici e poi tutti gli altri, anche quelli ridicoli. Non si può disertare la propria famiglia senza passare sul corpo e sull’anima dei propri figli.

E questi ne usciranno distrutti.

Amare a condizione di... fino a un certo punto... per un certo tempo...non è amare. L’amore vuole riempire tutto il tempo e superare il tempo per riempire anche l’eternità. Se il fondamento del matrimonio è l’amore, il matrimonio è indissolubile.

Ma quante persone hanno costruito la loro unione solo su una parvenza d’amore: attrazione, fantasia, passione!

Quando i battezzati si sposano nella fede, il loro matrimonio è sacramento. Mediante il che li unisce, gli sposi cristiani ricevono una missione e una grazia: essere l’amore stesso di Dio, l’amore di Cristo per la sua sposa, la Chiesa.

Cristo ha sposato la Chiesa nel proprio sangue; da duemila anni il banchetto di nozze è celebrato nell’eucaristia.

Per il battesimo siamo Chiesa. Per il sacramento del matrimonio diventiamo immagine vivente dell’unione di Cristo e della sua Chiesa. O meglio, più che immagine siamo la stessa realtà dell’unione di Cristo e della sua Chiesa.

Infatti il marito, per grazia d’amore del sacramento, diventa Cristo in quanto sposo della Chiesa; la donna diventa la Chiesa in quanto sposa di Cristo.

Allora, mediante il cuore dello sposo cristiano, Cristo esprime il suo amore a questa parte della Chiesa che è costituita dalla sposa, cui si aggiungeranno i figli. Attraverso il cuore della sposa cristiana, la Chiesa di cui la sposa è membro, esprime il suo amore a Cristo nella persona dello sposo.

Ecco perché il matrimonio-sacramento è indissolubile, essendo, negli sposi cristiani, la stessa unione di Cristo e della sua Chiesa. Non è permesso all’uomo separarsi dalla sua sposa, allo stesso modo che è impossibile a Cristo sbarazzarsi della sua incarnazione per separarsi dall’umanità e spezzare l’alleanza d’amore con la sua Chiesa.

Ogni famiglia cristiana è innestata su questo amore di Cristo e della sua Chiesa. Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,39); nemmeno la stupidità del coniuge più deludente, neppure l’infedeltà del più indegno, può sciogliere questo vincolo che unisce Cristo alla sua Chiesa. L’indissolubilità vissuta dolorosamente dal coniuge tradito afferma la grandezza costitutiva del matrimonio cristiano, superiore ad ogni interesse, a ogni gioia d’ordine umano: è la stessa misura della croce sulla quale Gesù ha sposato l’umanità nella sua morte e nella sua risurrezione. Voi mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei (= ha dato la vita per lei) (Ef 5,25).

Quale sposo cristiano, peccatore perdonato, oserebbe davanti alla croce rinnegare il coniuge indegno o deludente accanto al quale s’è impegnato di rappresentare l’amore fedele e misericordioso di Cristo?

Ma ogni uomo è peccatore e il matrimonio mette insieme dei peccatori. Anche quando un coniuge (o tutti e due) manca di fedeltà, Dio rimane fedele.

A ogni peccato il suo perdono e la sua misericordia. Per questo peccato una tenerezza e una compassione maggiori perché non ne esistono di più dolorosi per tutta la vita e anche perché spesso la colpa non è tutta di colui che sbaglia vistosamente.

Se il coniuge tradito avesse amato di più e meglio, avesse servito di più e meglio, avesse pregato di più e meglio...

Preghiera degli sposi

Ci hai chiamati, Signore, a fondare insieme questa famiglia; dacci la forza d’animarla del tuo amore il quale possa sostenere tutti quanti vivranno in essa.

Che la nostra casa sia accogliente a quanti vorranno riscaldarsi. Insegnaci a progredire nell’aiuto reciproco sotto il tuo sguardo, a fare la tua volontà tutti i giorni della nostra vita, a manifestarti i nostri progetti, a offrirti le nostre gioie e le nostre sofferenze, a portare a te i figli che ci vorrai dare.

Ti ringraziamo del nostro amore, tu che sei l’amore, Signore.

VEDI ANCHE IL RITO del matrimonio

Tratto da http://www.maranatha.it