A MESSA CON PADRE PIO

 

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A cura del Centro regionale Gruppi di Preghiera di Padre Pio Madonna dei Sette Dolori – Pescara

 

«...chi non ricorda il fervore col quale Padre Pio riviveva, nella Messa, la Passione di Cristo? Da qui la stima che egli aveva della Messa - da lui chiamata "mistero tremendo" - come momento decisivo della salvezza e della santificazione dell'uomo mediante la partecipazione alle sofferenze stesse del Crocifisso. "C"è nella Messa - diceva - tutto il Calvario". La Messa fu per lui la "fonte e il culmine", il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera».

Sua Santità Giovanni Paolo II, San Giovanni Rotondo 23 maggio 1987

 

MENTRE IL SACERDOTE SALE ALL'ALTARE

 

«Una cosa desidero da voi...: la vostra ordi­naria meditazione si aggiri possibilmente intorno alla vita, passione e morte, non­ché intorno alla risurrezione con l'ascensione del nostro Signore Gesù Cristo.

Potrete quindi meditarne la sua nascita, la sua fuga e dimora in Egitto, il suo ritorno e la sua vita nascosta nella bottega di Nazareth sino a i trenta anni; la sua umiltà nel farsi battezzare dal suo pre­cursore san Giovanni; potrete meditare la sua vita pubblica, la sua dolorosissima passione e morte, l'istituzione del santissimo Sacramento, proprio in quella sera in cui gli uomini gli stavano prepa­rando i più atroci tormenti; potrete meditare anco­ra Gesù che fa orazione nell'orto e che sudò san­gue alla vista dei tormenti che gli uomini a lui pre­paravano e dell'ingratitudine degli uomini che non si sarebbero avvaluti dei suoi meriti; meditare pure Gesù trascinato e menato nei tribunali, fla­gellato e coronato di spine, il suo viaggio per l'erta del Calvario carico della croce, la sua crocifissione e finalmente la sua morte in croce fra un mare di angosce, alla vista della sua afflittissima Madre». (Epistolario III, pagine 63-64)

 

«Rappresenta alla tua immaginazione Gesù crocifisso tra le tue braccia e sul tuo petto, e di' cento volte, baciando il suo costato: "Quest'è la mia speranza, la viva sorgente della mia felicità; quest'è il cuore dell'anima mia; mai nulla mi sepa­rerà dal suo amore; io lo posseggo e non lo lascerò, finché non mi mette nel luogo di sicurezza".

Digli spesso: "Che cosa posso io avere sulla terra, o che posso pretendere nel cielo, se non voi, o mio Gesù? Voi siete il Dio del mio cuore e l'ere­dità che io desidero eternamente"». (Epistolario III, pagina 503)

 

«Nell'assistere alla santa Messa rinnova la tua fede e medita quale vittima s'immola per te alla di­vina giustizia per placarla e rendertela propizia.

Non allontanarti dall'altare senza versare la­crime di dolore e di amore per Gesù, Crocifisso per la tua eterna salute.

La Vergine Addolorata ti terrà compagnia e ti sarà di dolce ispirazione».

(Dedica scritta da Padre Pio su un messale. cfr. "Lettere di Padre Pio", presentate da S. Em. Giacomo Cardinale Lercaro. Edizione 1971, pagina 66)

 

CONFESSO

 

«Vivi umile, dolce ed innamorata del nostro Sposo celeste, e non ti dar fastidio per non poter aver memoria di tutti i tuoi mi­nimi mancamenti per poterteli confessare; no, fi­gliuola, non conviene per questo affliggerti perché siccome cadi spesso senza accorgertene, così pari­menti senza che te ne accorgi, risorgi.

... il giusto si vede o si sente cadere sette volte al giorno... e così se cade sette volte, senza appli­carvisi si rileva.

Non ti pigliar dunque fastidio di questo, ma con franchezza ed umiltà di' quello che ricordi, ri­mettilo alla dolce misericordia di Dio, il quale po­ne la sua mano sotto quelli che cadono senza mali­zia, acciocché non si facciano male o restino feriti, e li rialza e solleva così presto che non s'accorgono di essere caduti, perché la divina mano li ha raccol­ti nel cadere, né tampoco di essere risorti, perché sono stati così presto sollevati che non hanno po­tuto pensarvi». (Epistolario III, pagina 945)

 

«Il quadro della vita poi,... non ha più ragione di cagionarti spavento ed abbattimento di spirito. Gesù ha perdonato tutto; tutto ha consumato col fuoco del suo santo amore.

Il persuaderti del contrario non è sentimento che viene da Dio, ma è artificio del nemico che vuole, se gli fosse possibile, allontanarti da Dio e darti in braccio allo sconforto ed alla disperazio­ne». (Epistolario III, pagina 264)

 

«Umiliati amorosamente avanti a Dio ed agli uomini, perché Iddio parla a chi tiene le orecchie basse. - Ascolta - dice egli alla sposa della sacra Cantica, - considera ed abbassa le tue orecchie, dimenticati del tuo popolo e della casa di tuo pa­dre -. Così il figliuolo amoroso si prostra sopra la sua faccia, quando parla al suo Padre celeste; ed aspetta la risposta dell'oracolo suo divino.

Iddio riempirà il tuo vaso del suo balsamo quando lo vedrà vuoto dei profumi del mondo; e quanto più ti umilierai, più egli ti esalterà». (Epistolario III, pagine 733-734)

 

PREGHIAMO

 

«Il sacro dono dell'orazione... sta posto nella destra mano del Salvatore, ed a misura che tu sarai vuota di te stessa, cioè dell'amore del tuo corpo e della tua propria volontà, e che ti andrai ben radicando nella santa umiltà, il Signore lo andrà comunicando al tuo cuore...

... le grazie ed i gusti dell'orazione non sono acque della terra, ma del cielo, e che perciò tutti i nostri sforzi non bastano a farla cadere, benché sia necessario disporvisi con grandissima diligenza sì, ma sempre umile e tranquilla: bisogna tenere il cuore aperto verso il cielo ed aspettare di là la cele­ste rugiada. Non ti scordare di portare... con te all'orazione questa considerazione, perché con es­sa ti avvicinerai a Dio, e ti metterai alla sua presen­za per due principali ragioni: la prima per rendere a Dio l'onore e l'ossequio che gli dobbiamo, e ciò può farsi senza che egli parli a noi né noi a lui, perché quest'obbligo si adempie riconoscendo che egli è il nostro Dio e noi sue vili creature, che stiamo prostrate col nostro spirito avanti al di lui cospetto e senza che lui ci parli.

Ora,... l'uno di questi due beni non ti può mai mancare nell'orazione. Se puoi parlare al Signore, parlagli, lodalo, pregalo, ascoltalo; se non puoi parlare per essere rozza, non ti dispiacere; nelle vie dello spirito, fermati in camera, a guisa dei cor­tigiani, e fargli riverenza.

Egli che vedrà, gradirà la tua pazienza, favori­rà il tuo silenzio ed un'altra volta rimarrai consola­ta...

 

La seconda ragione per la quale uno si pone al­la presenza di Dio nell'orazione è per parlargli e sentire la sua voce per mezzo delle sue ispirazioni ed illuminazioni interne, ed ordinariamente que­sto si fa con un grandissimo gusto, perché è una grazia segnalata per noi il parlare ad un Signore così grande, il quale, quando risponde, spande so­pra di noi mille balsami ed unguenti preziosi che recano una grande soavità all'anima, ascoltando i suoi comandi. Quanti cortigiani ci sono che ven­gono e vanno cento volte alla presenza del re non per parlargli o per ascoltarlo, ma semplicemente per essere veduti da lui e con quella assiduità farsi riconoscere per suoi veri servi?

 

Questo modo di stare alla presenza di Dio so­lamente per protestare con la nostra volontà di ri­conoscerci per suoi servi, è santissimo, eccellen­tissimo, purissimo e di grandissima perfezione... In questa forma non ti inquieterai per parlar­gli, perché l'altra occasione di stare appresso di lui non è meno utile, anzi forse molto più, benché sia meno conforme al nostro gusto. Quando dunque tu ti troverai appresso Dio nell'orazione, conside­ra la sua verità, parlagli, se puoi, e se non puoi, fer­mati lì, fatti vedere, e non ti pigliare altro fastidio». (Epistolario III, pagine 979-983)

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

«... tali letture (sono) di gran pascolo all'anima e di grande avanzamento nella vita della perfe­zione, non meno di quella che l'è dell'orazio­ne e della santa meditazione, perché nell'orazione e meditazione siamo noi che parliamo al Signore mentre nella santa lettura è Dio quello che parla a noi.

Cercate di far tesoro quanto più potete di queste sante letture e ne sentirete ben presto il rinnovamento nello spirito. Innanzi di mettervi a leggere tali libri innalzate la mente vostra al Signo­re e supplicatelo che lui stesso si faccia guida della vostra mente, si degni di parlarvi al cuore e muo­vere egli stesso la vostra volontà.

Ma non basta; conviene ancora che vi prote­stiate dinanzi al Signore prima di cominciare la let­tura, e rinnovarla di tanto in tanto nel corso che va fatta tale lettura, che voi non la fate per studio e per pascere la vostra curiosità, ma unicamente per piacergli e per dargli gusto». (Epistolario II, pagine 129-130)

 

«Ecco come si esprimono i santi padri nell'esortare l'anima ad una tale lettura.

San Bernardo nella sua scala claustrale am­mette esser quattro i gradini o i mezzi per cui si sa­le a Dio ed alla perfezione; e dice che sono la lezio­ne e la meditazione, l'orazione e la contempla­zione.

Ed a provare ciò che egli dice apporta quelle parole del divin Maestro: - Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto -; ed applicandole ai quat­tro mezzi o gradi della perfezione, dice che con la lezione della sacra scrittura e degli altri libri santi e devoti si cerca Iddio; con la meditazione si trova, con l'orazione si bussa al di lui cuore e con la con­templazione si entra nel teatro delle divine bellez­ze, aperto dalla lezione, meditazione ed orazione, agli sguardi della nostra mente.

La lezione, seguita a dir altrove il santo, è quasi il cibo spirituale applicato al palato dell'ani­ma, la meditazione la mastica coi suoi discorsi, l'orazione ne prova il sapore; e la contemplazione è 1'istessa dolcezza di questo cibo di spirito che ri­stora tutta l'anima e la conforta.

La lezione si ferma nella corteccia di ciò che si legge; la meditazione ne penetra il midollo; l'ora­zione ne va in cerca colle sue domande; la contem­plazione se ne diletta come di cosa che già possie­de...

... afferma san Gregorio: - I libri spirituali so­no a guisa d'uno specchio, che Dio ci pone davanti acciocché mirandoci in essi ci correggiamo dei nostri errori e ci adorniamo di ogni virtù.

E siccome le donne vane si affacciano fre­quentemente allo specchio, e quivi ripuliscono ogni macchia del volto, correggono gli errori del crine e si adornano in mille guise per comparire vaghe agli occhi altrui, così il cristiano deve spesso porsi avanti agli occhi i libri santi per iscorgervi... i difetti di cui si deve correggere e le virtù di cui si deve abbellire per piacere agli occhi del suo Dio». (Epistolario II, pagine 142-144)

 

CREDO

 

«La fede viva, la credenza cieca e la completa adesione alla autorità costituita da Dio so­pra di te, questo è il lume che rischiarò i passi del popolo di Dio nel deserto, questo è il lu­me che risplende sempre nell'alta punta di ogni spirito accetto al Padre; questo è il lume che con­dusse i magi ad adorare il nato Messia, questa è la stella profetizzata da Balaam, questa è la fiaccola che dirige i passi di questi spiriti desolati.

E questo lume e questa stella e questa fiacco­la sono pure ciò che illuminano la tua anima, diri­gono i tuoi passi perché tu non vacilli; fortificano il tuo spirito nel divino affetto e, senza che l'anima il conosca, si avanza sempre verso l'eterna meta». (Epistolario III, pagina 400)

 

«... mi prometto di far ascendere le mie pove­re suppliche al trono di Dio con più fiducia e con totale abbandono, scongiurandolo e facendo una dolce violenza al suo cuore divino, perché voglia concedermi la grazia di accrescere in voi lo spirito della sapienza celeste, che così potrete conoscere con più chiarezza i divini misteri e la divina grandezza...

 

Un accrescimento di lume celeste; lume che non può acquistarsi né con lungo studio, né per mezzo di umano magistero, ma che immediata­mente viene infuso da Dio; luce che quando l'ani­ma giusta l'ottiene, conosce nelle sue meditazioni con tal chiarezza e con tale gusto ama il suo Dio e le cose eterne, che quantunque non sia che il lume di fede, pure basta a sollevarla in modo che le spa­risce innanzi tutta la terra, ed ha per un nulla quanto le può promettere il mondo.

 

Intorno a tre grandi verità specialmente biso­gna pregare lo Spirito Paracleto che ci illumini e sono: che ci faccia conoscere sempre più l'eccel­lenza della nostra vocazione cristiana. L'essere scelti, l'essere eletti tra innumerabili, e sapere che questa scelta, che questa elezione è stata fatta, senza nessuno nostro merito, da Dio fin dall'eter­nità.., a solo fine che fossimo suoi nel tempo e nell'eternità, è un mistero sì grande ed insieme sì dolce, che l'anima per poco che il penetra, non può non liquefarsi tutta in amore.

 

Secondariamente preghiamo che ci illumini sempre di più intorno all'immensità dell'eterna eredità a cui la bontà del celeste Padre ci ha desti­nati. La penetrazione del nostro spirito in questo mistero aliena l'anima dai beni terreni, e ci rende ansiosi di arrivare alla patria celeste.

Preghiamo infine il Padre dei lumi che ci fac­cia sempre più penetrare il mistero della nostra giustificazione, che da miseri peccatori ci trasse a salute.

La nostra giustificazione è un miracolo estre­mamente grande che la sacra scrittura lo paragona colla risurrezione del divin Maestro...

Oh! se tutti comprendessimo da quale estre­ma miseria ed ignominia ci ha tratto la mano onni­potente di Dio.

Oh! se potessimo penetrare per un solo istan­te quello che stupisce ancora gli stessi spiriti cele­sti, cioè lo stato a cui la grazia di Dio ci ha sollevati ad essere niente meno quali suoi figliuoli destinati a regnare col Figliuolo suo per tutta l'eternità! Quando ciò sarà permesso di penetrare ad anima umana, ella non può se non vivere una vita tutta celeste...

 

Quante volte il Padre celeste vorrebbe sco­prirci i suoi segreti ed è costretto a ciò non fare, es­sendocene noi resi incapaci per sola nostra mali­zia...

Nelle nostre meditazioni svolgiamo spesso le fin qui esposte verità, che così ci troveremo più ro­busti nella virtù, più nobili nei nostri pensamen­ti». (Epistolario III, pagine 198-200)

 

PREGHIERA DEI FEDELI

 

«Pregate per i perfidi, pregate per i tiepidi, pregate per i fervorosi ancora, ma special­mente pregate per il Sommo Pontefice, per tutti i bisogni spirituali e temporali della santa chiesa, nostra tenerissima madre; ed una preghie­ra speciale per tutti coloro che lavorano per la salu­te delle anime e per la gloria di Dio colle missioni fra tanta gente infedele ed incredula.

Vi torno ad esortare di consacrare tutta voi stessa e quante più anime a ciò potete indurre per tutti questi fini espostivi fin qui, e siate certa che questo è il più alto apostolato che un'anima possa esercitare nella chiesa di Dio». (Epistolario II, pagina 70)

 

«Abbi gran compassione a tutti i pastori, pre­dicatori e guidatori di anime, e vedi come sono sparsi sopra tutta la faccia della terra, perché non vi è al mondo provincia, dove non ve ne siano mol­ti. Prega Dio per essi, acciocché salvando loro me­desimi procurino fruttuosamente la salute delle anime...». (Epistolario III, pagina 707)

 

«Preghiamo incessantemente per i bisogni at­tuali della nostra diletta patria, dell'Europa e del mondo intero.

Dio misericordioso abbia pietà delle nostre miserie e dei nostri peccati; ridoni a tutto il mondo la tanto sospirata pace». (Epistolario III, pagina 81)

 

«È la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, che sostiene la "Casa", che conforta i sofferenti, che guarisce gli ammalati, che santifica il lavoro, che eleva l'assistenza sanitaria, che dona la forza morale e la cristiana rassegnazione alla umana sofferenza, che spande il sorriso e la bene­dizione di Dio su ogni languore e debolezza». (Padre Pio, Discorso per il decennale della Casa Sollievo della Sofferenza, 5/5/1966)

 

«... non intendo disapprovare che voi preghia­te anche Dio che vi consoli, allorquando sentite aggravarsi il peso della croce su di voi, poiché così facendo non operate affatto contrario alla volontà di Dio, stando che lo stesso Figliuolo di Dio pregò il Padre suo nell'Orto per qualche sollievo.

Ma quello che intendo dire si è che voi, dopo di aver pure chiesto a Dio di consolarvi, se a lui non piace farlo, siate pronte a pronunciare collo stesso Gesù il fiat». (Epistolario III, pagina 53)

 

OFFERTORIO

 

«…rammento che il mattino di detto giorno all'offertorio della santa messa mi si porgesse un alito di vita...

... ebbi tempo di offrirmi tutto intiero al Si­gnore per lo stesso fine che aveva il Santo Padre nel raccomandare alla Chiesa intiera l'offerta delle preghiere e dei sacrifizi.

E non appena ebbi finito di ciò fare mi sentii piombare in questa sì dura prigione e sentii tutto il fragore della porta di questa prigione che mi si ri­chiudeva dietro. Mi sentii stretto da durissimi cep­pi, e mi sentii venir meno alla vita». (Epistolario I, pagina 1053)

 

«Non vi dissi poi che Gesù vuole che io soffra senza alcun conforto? Non mi ha chiesto egli, for­se, ed eletto per una delle sue vittime? Ed il dolcis­simo Gesù mi ha fatto comprendere purtroppo tutto il significato di vittima. Bisogna... giungere al "consummatum est" ed all`in manus tuas"». (Epistolario I, pagina 311)

 

«Gesù, la sua diletta Madre, l'Angiolino con gli altri mi vanno incoraggiando, non tralasciando di ripetermi che la vittima per dirsi tale bisogna che perda tutto il suo sangue». (Epistolario I, pagina 315)

 

«Oramai, grazie al Cielo, la vittima è già salita all'altare degli olocausti e da sé dolcemente si va distendendo su di esso: il sacerdote è già pronto ad immolarla, ma dov'è il fuoco che deve consumare la vittima?». (Epistolario I, pagina 753)

 

«Soffri, ma rassegnata, perché la sofferenza non è voluta da Dio se non per la sua gloria e per il tuo bene: soffri, ma non temere perché la soffe­renza non è castigo di Dio, sebbene un parto di amore che vuole renderti simile al Figlio suo: sof­fri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te e ti va associando nella sua passione e tu in qualità di vittima devi pei fratelli quello che an­cor manca alla passione di Gesù Cristo. Ti conforti il pensiero di non essere sola in tale agonia; ma be­ne accompagnata; altrimenti come potresti volere ciò che l'anima fugge e spaventarti di non potere pronunciare il fiat? Come potresti "volere amare" il sommo Bene?». (Epistolario III, pagina 202)

 

PREGATE, FRATELLI...

 

«La potenza di Dio, è vero, di tutto trionfa; ma l'umile e dolente preghiera trionfa di Dio medesimo; ne arresta il braccio, ne spegne il fulmine, lo disarma, lo vince, lo placa e se lo rende quasi dipendente ed amico.

 

Oh! se tutti gli uomini di questo gran segreto della vita cristiana, insegnatoci da Gesù colle paro­le e col fatto, ad imitazione del pubblicano del tempio, di Zaccheo, della Maddalena, di san Pie­tro e di tanti illustri penitenti e piissimi cristiani ne facessero in se stessi l'esperienza, quanto abbon­dante frutto di santità in sé ne esperimenterebbe­ro!

Conoscerebbero ben presto questo segreto; per tal mezzo in breve giungerebbero a vincere la giustizia di Dio, a placarla quando più è sdegnata verso di loro, a volgerla in amorosa pietà, ad otte­nere tutto ciò di che ne abbisognano, il perdono dei peccati, la grazia, la santità, l'eterna salute ed il potere di combattere e vincere se stessi e tutti i suoi nemici». (Epistolario II, pagine 486-487)

 

«Ricordati,.. che non si perviene a salute se non per la preghiera; che non si vince la battaglia se non per la preghiera». (Epistolario III, pagina 414)

 

RICORDO DEI VIVI

 

«... io non offro mai il santo sacrificio al divin Pad­re, senza domandargli per voi l'abbondanza del suo santo amore e le sue più scelte benedi­zioni». (Epistolario III, pagina 309)

«... io chiedo continuamente nelle mie pre­ghiere e nella santa messa molte grazie per l'ani­ma tua; ma specialmente il divino amore: esso è tutto per noi, è il nostro miele,.. nel quale e col quale tutte le affezioni e tutte le azioni e sofferen­ze debbono essere addolcite.

Mio Dio, quant'è felice il regno interno, quando vi regna questo sant'amore! quanto sono beate le potenze dell'anima nostra, allorché ubbi­discono ad un re sì saggio». (Epistolario III, pagina 501)

 

«Mi chiedi se è utile e buona cosa applicare per i vivi il santo sacrifizio della messa. Rispondo essere utilissima e santissima cosa farsi applicare il sacrifizio della messa mentre si è peregrini su questa terra e ci aiuterà a farci vivere santamente, ad estinguere i debiti contratti con la giustizia divina e a renderci sempre più benigno il dolcissimo Si­gnore». (Epistolario III, pagine 765-766)

 

«lo ogni giorno presento il vostro cuore e quelli di tutta la vostra famiglia al divin Padre con quello del suo Figliuolo durante la santa Messa. Egli non potrebbe rifiutarlo a cagione di quest'unione in virtù della quale io fo l'offerta...». (Epistolario IV, pagina 472)

 

CONSACRAZIONE

 

«…il nostro buon Maestro... domanda al Pa­dre... in nome suo proprio, ed in nome nostro ancora: - Dacci oggi, o Padre, il pane nostro quotidiano. -

Ma qual'è questo pane? In questa domanda di Gesù, salvo sempre migliore interpretazione, io vi ravviso l'eucaristia principalmente. Ed oh! qua­le eccesso di umiltà di quest'Uomo Dio! Egli che è una cosa sola col Padre, egli che è l'amore e la deli­zia dell'eterno Genitore, sebbene sapesse che tut­to ciò che lui farebbe in terra sarebbe gradito e rati­ficato dal Padre suo in cielo, chiede licenza di re­star con noi!

...quale eccesso d'amore nel Figlio per noi ed in pari tempo quale eccesso di umiltà nel chiedere al Padre di permettergli a che rimanga con noi fino al fine del mondo!

Ma quale eccesso ancora del Padre per noi, che dopo averlo visto miserando gioco di 'sì pessi­mi trattamenti, permette a questo suo dilettissimo Figliuolo che se ne rimanga ancora fra noi, per es­sere ogni giorno fatto segno a sempre nuove ingiu­rie!

Questo 'sì buon Padre come mai ha potuto a ciò consentire?

 

Non bastava, o Padre eterno, aver voi permes­so una volta che questo Figliuolo vostro diletto fosse dato in preda al furor dei nemici giudei?

Oh! come mai potete acconsentire che egli se ne rimanga ancora in mezzo a noi per vederlo ogni giorno in così indegne mani di tanti pessimi sacer­doti, peggiori degli istessi giudei?

Come regge, o Padre, il vostro pietosissimo cuore nel vedere il vostro Unigenito 'sì trascurato e forse anche disprezzato da tanti indegni cristia­ni?

Come, o Padre, potete acconsentire che egli venga sacrilegamente ricevuto da tanti indegni cri­stiani?

 

O Padre santo, quante profanazioni, quanti sacrilegi deve il pietoso vostro cuore tollerare!!... Deh! Padre, a me oggi per un sentimento egoistico non posso pregarvi di togliere Gesù da mezzo gli uomini; e come potrei vivere io, sì debo­le e fiacco, senza di questo cibo eucaristico? come adempire quella petizione, fatta in nome nostro da questo vostro Figliuolo: - Sia fatta la volontà tua, come in cielo così in terra -, senza essere fortifica­to da queste carni immacolate?..

 

... che ne sarebbe di me se io vi pregassi e voi mi esaudiste, di toglierci Gesù da in mezzo agli uomini per non vederlo così malamente trattato?..

Padre santo, dateci oggi il nostro pane quoti­diano, dateci Gesù sempre durante questo nostro breve soggiorno in questa terra di esilio; datecelo e fate che noi ce ne rendiamo sempre più degni di accoglierlo nel nostro petto; datecelo sì, e saremo sicuri di adempiere quanto Gesù stesso per noi a voi ha indirizzato: - Sia fatta la volontà tua, come in cielo così in terra. -». (Epistolario II, pagine 342-344)

 

RICORDO DEI DEFUNTI

 

«Ed ora poi vengo, padre mio, a chiederle un permesso. Da parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime pur­ganti.

Questo desiderio è andato crescendo sempre di più nel mio cuore tanto che ora è divenuto, sarei per dire, una forte passione. L'ho fatta, è vero, più volte questa offerta al Signore, scongiurandolo a voler versare sopra di me i castighi che sono prepa­rati sopra dei peccatori e sulle anime purganti, an­che centuplicandoli su di me, purché converta e salvi i peccatori ed ammetta presto in paradiso le anime del purgatorio, ma ora vorrei fargliela al Si­gnore questa offerta colla sua ubbidienza. A me pare che lo voglia proprio Gesù». (Epistolario I, pagina 206)

 

«Vi confesso... che ho inteso fortemente la dipartita del vostro caro genitore...

Ma voi vorreste sapere come si sia trovato... davanti a Gesù.

Che dubbio si può avere sul bacio eterno che questo dolcissimo Gesù gli abbia accordato?.. Fatevi animo... sopportiamo anche noi l'ora della prova ed aspettiamo quel giorno in cui pos­siamo a lui congiungerci nella patria dei beati da­vanti a Gesù». (Epistolario III, pagine 479-480)

 

«Se vi si presenta alla mente la cara memoria dei vostri defunti, raccomandateli tutti al Signo­re... ». (Epistolario II, pagina 191)

 

PADRE NOSTRO

 

«Solleviamo il cuore in alto, a Dio; da lui ci verrà la forza, la calma ed il conforto». (Epistolario IV, pagina 101)

 

«... vivete in pace con voi stesso, sapendo che il vostro avvenire è disposto da Dio con ammirabi­le bontà pel vostro bene: a voi non rimane che ras­segnarvi a ciò che Dio vorrà disporre di voi e bene­dire quella mano che alcune volte sembra respin­gervi, ma che in realtà la mano di questo tenerissi­mo Padre non respinge mai, sibbene chiama, ab­braccia, carezza e se talvolta percuote, ricordiamo­ci che questa è sempre la mano di un padre». (Epistolario IV, pagina 198)

 

«Non tutti siamo chiamati da Dio a salvare anime ed a propagare la sua gloria mediante l'alto apostolato della predicazione; e sappiate pure che questo non è l'unico e solo mezzo per raggiungere questi due grandi ideali.

L'anima può propagare la gloria di Dio e lavorare per la salvezza delle anime mediante una vita veramente cristiana, pregando incessantemente il Signore che venga il suo regno, che il suo santissi­mo nome sia santificato, che non c'induca in ten­tazione, che ci liberi dal male». (Epistolario II, pagina 70)

 

SEGNO DELLA PACE

 

«La pace è la semplicità dello spirito, la serenità della mente, la tranquillità dell'ani­ma, il vincolo dell'amore.

La pace è l'ordine, l'armonia in tutti noi: ella è un continuo godimento, che nasce dal testimonio della buona coscienza: è l'allegrezza santa di un cuo­re, in cui vi regna Iddio. La pace è il cammino alla perfezione, anzi nella pace si trova la perfezione...». (Epistolario I, pagina 607)

 

«... la pace dello spirito può mantenersi anche in mezzo a tutte le tempeste della vita presente; essa... consiste essenzialmente nella concordia col nostro prossimo, desiderandogli ogni bene; consi­ste, ancora nell'essere in amicizia con Dio, me­diante la grazia santificante; e la prova di essere uniti a Dio ne è quella morale certezza che noi ab­biamo di non aver peccato mortale, che gravida sulla nostra anima.

La pace infine consiste nell'aver riportato vit­toria sul mondo, sul demonio e sulle proprie pas­sioni». (Epistolario II, pagina 189)

 

AGNELLO DI DIO

 

«Vedete quanti dispregi e quanti sacrilegi si commettono dai figliuoli degli uomini verso l'umanità sacrosanta del suo Fi­gliuolo nel sacramento dell'amore? A noi tocca,.. giacché dalla bontà del Signore siamo stati pre­scelti nella sua Chiesa, al dir di San Pietro, a regale sacerdozio, a noi tocca, dico, difendere l'onore di questo mansuetissimo Agnello, sempre sollecito quando si tratta di patrocinare la causa delle ani­me, sempre muto allorché trattasi della propria causa». (Epistolario III, pagine 62-63)

 

SIGNORE NON SON DEGNO

 

«Non ti meravigliare delle tue distrazioni ed aridità spirituali; ciò deriva in te, in parte dai sensi ed in parte dal tuo cuore che è interamente in tuo potere; ma per quanto io veggo e conosco, il tuo coraggio... è immobile ed invariabile nelle risoluzioni, che Dio ti ha conces­so.

Vivi dunque tranquilla. Allorché duri questo genere di male, non devi porti in angustia, non de­vi tralasciare mai di avvicinarti al sacro banchetto del divino Agnello, poiché nessuna cosa raccoglie­rà meglio il tuo spirito che il suo re, veruna cosa lo riscalderà tanto che il suo sole, veruna cosa lo stempererà 'sì soavemente che il suo balsamo». (Epistolario III, pagina 710)

 

«Camminate con semplicità nelle vie del Si­gnore e non tormentate il vostro spirito. Bisogna che odiate i vostri difetti, ma con odio tranquillo, e non già fastidioso e inquieto; fa d'uopo avere con essi pazienza, e ritrarne vantaggio mediante un santo abbassamento.

In difetto di tal pazienza,... le vostre imperfezioni, invece di scemare, crescono sempre più non essendovi cosa che tanto nutrisca i nostri difetti quanto l'inquietudine e la sollecitudine di volerli allontanare». (Epistolario III, pagina 579)

 

«Rammentati... che Iddio può tutto rigettare in una creatura concepita in peccato e che ne porta l'impronta indelebile ereditata da Adamo; ma non può assolutamente rigettare il desiderio sincero di amarlo.

Ora questo desiderio lo senti tu stessa e va sempre ingigantendosi nell'intimo dell'anima tua... E se questa tua brama non è saziata, se a te sembra di desiderare sempre senza giungere a possedere l'amore perfetto, vuol dire che non pos­siamo né dobbiamo fermarci nella via del divino amore e della santa perfezione». (Epistolario III, pagina 721)

 

COMUNIONE

 

«... vi esorto di meco unirvi e di avvicinarvi me­co a Gesù per riceverne il di lui amplesso, un bacio che ci santifichi e che ci salvi...

... la maniera di baciarlo senza tradirlo, di stringerlo fra le nostre braccia senza imprigionar­lo; la maniera di dargli il bacio e l'amplesso di gra­zia e di amore, che egli aspetta da noi, e che ci pro­mette di rendere, si è, dice san Bernardo, il servir­lo con vero affetto, di compiere colle sante opere le sue celesti dottrine che professiamo colle paro­le». (Epistolario II, pagine 488-489)

 

«Accostiamoci a ricevere il pane degli angeli con una gran fede e con una gran fiamma di amore ed attendiamoci pure da questo dolcissimo aman­te dell'anime nostre di essere consolati in questa vita col bacio della sua bocca.

Felici noi,.. se arriveremo a ricevere dal Si­gnore della nostra vita di essere consolati di que­sto bacio!

Allora sì che sentiremo essere la nostra vo­lontà sempre legata indivisibilmente con quella di Gesù, e niuna cosa al mondo ci potrà impedire di avere un volere che non sia quello del divin Mae­stro». (Epistolario II, pagina 490)

 

«Frequentate la comunione quotidiana, di­sprezzando sempre i dubbi che sono irragionevoli e confidate nell'ubbidienza cieca ed ilare, non te­mete d'incontrar male...

Se Gesù si manifesta, ringraziatelo; e se si oc­culta, ringraziatelo pure: tutto è scherzo d'amo­re». (Epistolario III, pagina 551)

 

PREGHIAMO

 

«Prega quindi fortemente per me, te ne sup­plico; tu mi devi continuare ad usare que­sta carità, per le leggi ed i vincoli della no­stra alleanza, e perché io la contraccambio con la continua memoria che fo di te, tutti i giorni ai pie­di dell'altare e nelle mie povere deboli preghiere». (Epistolario III, pagina 273)

 

«Ti esorto di amare un Dio crocifisso tra le te­nebre; fermati vicino a lui e digli: - Mi giova di re­star qui: facciamo tre padiglioni, l'uno per nostro Signore, l'altro per nostra Signora ed il terzo per san Giovanni.­

Fa' tre croci senz'altro, mettiti ai piedi di quella del Figlio, o di quella della madre, o di quel­la del discepolo prediletto; dappertutto sarai ben ricevuta». (Epistolario III, pagine 176-177)

 

«Prega... e sopporta con umiltà e con pazien­za le difficoltà che esperimenti in far questo. Sii pronta anche a subire le distrazioni, le aridità; e per nulla devi tralasciare l'orazione e la me­ditazione». (Epistolario III, pagina 85)

 

SALUTO

 

«Sia sempre benedetta la Triade sacrosanta e regni nel cuore di tutte le creature. Gesù e Maria vi facciano santa e vi faccia­no gustare sempre più le dolcezze della croce». (Epistolario III, pagine 65-66)

 

«Il celeste Padre continui a possedere com­pletamente il tuo cuore sino alla perfetta trasfor­mazione nel suo dilettissimo Figliuolo». (Epistolario III, pagina 172)

 

«... il tuo cuore sia sempre il tempio della San­tissima Trinità. Gesù accresca nel tuo spirito gli ardori della sua carità e ti sorrida sempre, come a tutte le anime a sé dilette. Maria santissima ti sor­rida in ogni evento della tua vita...

Il tuo buon Angelo custode vegli sempre su di te, sia egli il tuo condottiero che ti guidi per l'aspro sentiero della vita; ti custodisca sempre nella grazia di Gesù...». (Epistolario III, pagina 82)

 

«Il mio cuore con voi sempre in Cristo Gesù». ­(Epistolario III, pagina 65)

 

«Vi saluto caramente e paternamente vi be­nedico». (Epistolario IV, pagina 450)

 

EDIZIONI CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA SAN GIOVANNI ROTONDO 1989

 

(tratto da http://www.preghiereagesuemaria.it )