LA PREGHIERA DI ADORAZIONE  ( 5 )

N. 25

 

"L’orazione….

non è altra cosa…se non uno scambio di amicizia

stando spesso soli con Chi sappiamo che ci ama…”

(Santa Teresa d’Avila)

 

Scambio di amicizia

“Scambio di amicizia” è un espressione che presuppone uno stato interiore, un movimento reciproco di dare e ricevere.

E’ sulla parola scambio che bisogna porre l’accento.

Dove c’è “scambio con Dio”, c’è orazione; perché ci sia orazione deve esserci “scambio di amicizia”, e questo in qualsiasi tipo di orazione, dalla recitazione di una preghiera appresa a memoria, fino ai vertici dell’esperienza mistica.

Si tratta di uno scambio affettuoso: amiamo e ci sentiamo amati.

Stare, comunicare, sentirsi reciprocamente presenti: tutte queste parole esprimono approssimativamente quello che è l’essenza dell’orazione.

Potremmo parlare anche di uno scambio di sguardi.

Santa Teresa, donna particolarmente sensibile, insiste tenacemente sul lato affettivo più che su quello discorsivo.

Dio è amore: ci ha creati per amore, si è rivelato per amore, lo scopo finale di tutti i Suoi interventi è solo quello di trasformarci nell’amore.

In un incontro più o meno profondo, lo scambio di amicizia è una fusione dell’uomo in Dio.

Meglio sarebbe invertire il concetto: Dio invade totalmente l’uomo.

E quanto più l’uomo concede libertà a Dio nel suo territorio, tante più zone Dio abbraccia, tante più regioni conquista.

Con la sua concretezza femminile, Santa Teresa di Lisieux ci descrive l’incontro con queste

parole: “Per me l’orazione è un impulso del cuore, un semplice sguardo diretto al cielo, un grido di gratitudine e di amore, tanto in mezzo alla tribolazione come in mezzo all’allegria. Infine, è qualcosa di grande, qualcosa di soprannaturale che mi dilata l’anima e mi unisce con Gesù”.

La parola più significativa per chiarire la sensazione dell’incontro è: intimità.

L’intimità è l’incontro e al tempo stesso il risultato dell’incontro tra due interiorità.

L’incontro presuppone un “clima di famiglia”.

Le Scritture spiegano questo clima con espressioni come: ”…Venne ad abitare in mezzo a noi”      (Giovanni 1,14); “…Prenderemo dimora presso di lui..”(Gv. 14,23),

le quali evocano questa idea nelle varie sfumature di calore, gioia, fiducia, tenerezza, come a farci sentire partecipi di un focolare felice.

Tu sei presente senza passato.

Mio Signore, Tu sei l’aurora senza tramonto.

Tu sei principio e fine di tutto,

senza avere principio né fine.

Dio mio, sei prossimità e distanza.

Tu sei quiete e dinamismo.

Stai nelle alte stelle,

stai nel centro del mio essere.

Dio mio, Tu sei il mio Tutto,

io sono il tuo nulla.

Signore, Tu sei l’essenza pura,

senza forma né dimensione.

O mio Dio, sei la presenza nascosta.

Tu sei il mio io, più “me” che me stesso.

Chi sei Tu e chi sono io?

Abbiamo detto che l’incontro è uno scambio di amicizia con Dio.

Non servono strumenti o intermediari, come la parola e il dialogo, per unirsi a Dio; è un immergersi nelle acque profonde di Dio.

Non c’è rappresentazione di Dio, non è necessario rappresentarlo, perché Dio è qui, è con me.

E’ una realtà che mi invade totalmente;  è una Presenza affettuosa, familiare, amatissima, concreta.

San Giovanni della Croce ci descrive questo incontro profondo come una notte stellata, in cui la fede sorprende il figlio e lo conduce nelle braccia del Padre.

Il figlio si installa nel cuore del Figlio e dal quell’osservatorio contempla il Padre.

Il Padre è un panorama infinito, senza muri né porte, illuminato notte e giorno dalla tenerezza.

E’ un bosco infinito di braccia calde, invitanti all’abbraccio; è assente l’amarezza, vibra la dolcezza.

Subito tutto si paralizza.

Non c’è nel mondo movimento così quieto e quiete così dinamica.

Tutto è Amore.

Tutto è Presenza.

E’un amore coinvolgente.

E’ il Padre.

In questa notte, dove sono le stelle?

Seguitano a brillare ostinatamente, ma non ci sono stelle.

E la notte?

La notte è stata sommersa, tutto è chiarezza, sebbene sia notte.

Il figlio amato non dice nulla.

Neanche il Padre dice nulla.

E’ l’eternità!