LA  PREGHIERA  DI CONTEMPLAZIONE   ( 2 )

N. 27

 

Benedetti gli occhi

che possono vederti,

o luce pura, o dolce bellezza!

Benedetti i cuori che ti amano,

amore che spegni la sete,

dolcezza che ci protegge!

Benedetti coloro

che hanno fame

e sete di Te.

Benedetti ancor più coloro

che dopo averti incontrato

non avranno più fame né sete.

(Elisabetta di Schönau)

 

Il contemplativo….

La contemplazione è una dimensione essenziale della preghiera.

E, anche se la gente comune la ritiene al di fuori della propria portata, riservandone volentieri la specializzazione ad alcuni individui privilegiati, che dimorano nella quiete dei chiostri, essa deve entrare a far parte dell’esperienza ordinaria.

….. ha lo sguardo incendiato dalla luce

Il contemplativo ottiene in dono uno sguardo “diverso” sulle cose, sulle persone, sugli avvenimenti della storia.

Uno sguardo penetrante, senza essere indagatore.

Sicuro, ma privo di durezza.

Dolce, disarmato, che non vuol dire ingenuo.

Uno sguardo intelligente, ossia capace di esplorare le profondità senza divagare in superficie.

L’intelligenza di un cuore bruciato dalla passione dell’invisibile.

…ha capacità di sintesi

Lui vede meglio perché riesce a “prendere le distanze” dalla realtà, a collocarsi nella prospettiva giusta.

Ha uno sguardo d’insieme, globale, che gli consente di osservare le cose nelle loro vere

proporzioni.

Non drammatizza una difficoltà, un’incomprensione, un rifiuto.

Riesce ad interpretare anche le realtà meno piacevoli, in un contesto di grazia.

Non sprofonda mai nello scoraggiamento.

Ed è sempre pronto a riprendere il cammino.

…..è magnanimo

Non è intollerante, fanatico, aggressivo.

Non ha pregiudizi, rispetta le vocazioni, i punti di vista diversi e non ha la pretesa di imporre come assoluta la propria esperienza.

Si mantiene al di fuori delle mischie, dei personalismi, delle vanità e degli arrivismi.

E’ sempre pronto al perdono, alla comprensione, alla dimenticanza delle offese.

Capace di cogliere l’essenziale, non perde tempo in ciò che ha poca importanza.

….è longanime

Deciso, tiene ben presenti la meta e gli obiettivi, ma non si lascia dominare dall’impazienza.

Sa aspettare.

Sceglie i tempi lunghi, convinto che ogni vera maturazione è sempre piuttosto lenta.

E’ consapevole del fatto che non si può arrivare al termine del cammino scavalcando le tappe intermedie.

Per questo sopporta serenamente i contrasti, le opposizioni, perfino le persecuzioni.

E’ sicuro che Dio, anche quando tace, ha sempre l’ultima parola. Perciò vive nella pace, pur nell’infuriare della tempesta.

…..è silenzioso

Il contemplativo si riconosce non dai discorsi, ma dalla calma, dalla serenità, dalla pace, dal silenzio luminoso che emana dalla sua persona.

Lui reca sul volto le stimmate della luce.

Se lo incontri, ti ritrovi arricchito, illuminato dentro, pacificato.

….è umano

Un’esperienza del divino che non renda più umani è alquanto dubbia.

L’umanità rappresenta uno dei segni più credibili della vera contemplazione.

Così il contemplativo si rivela sensibile, delicato, attento alle necessità del prossimo, capace di compatire le miserie e le debolezze altrui.

Non si vergogna di vere un cuore.

Manifesta tenerezza; ama la solitudine, ma è anche l’uomo dell’incontro e dell’amicizia.

Gode per le piccole cose e partecipa alle gioie degli altri.

E’ attraverso la sua straordinaria umanità che il contemplativo ti fa sospettare la presenza di Dio in mezzo a noi.

….ha il senso dell’umorismo

Il contemplativo “è leggero”, perché non appesantito dal proprio io, dalle preoccupazioni di se stesso, del successo, della vanità, della carriera.

Non si prende troppo sul serio.

Sa ridere di sé.

Si adatta alle circostanze con elasticità.

Per lui, il lasciarsi mettere in discussione dalle circostanze della vita, diventa una forma di sottomissione alla volontà di Dio.

Il contemplativo si costruisce una nicchia nel cuore, ridimensionando gli altri e se stesso, abbattendo impalcature ingombranti per coltivare, nel terreno dell’ umiltà, il fiore prezioso del sorriso.